Con un comunicato che sta a metà tra l’appello e la promessa, la Commissione Europea elenca e specifica le linee guida della cosiddetta “Broadband for all” policy. Il testo definisce la banda larga, ne sottolinea le grandi virtù, elenca i paesi in difficoltà e chiude spiegando gli interventi mirati che l’UE intende compiere per omologare le varie situazioni, abbattere il digital divide e promuovere la banda larga in tutta Europa.
A livello di definizione una prima importante anticipazione: “broadband” non significa solo alta velocità ed always-on, ma implica un nuovo modo di relazionarsi con il web ed una nuova dimensione di fruizione dei servizi. Ne consegue un diretto vantaggio in quanto ad occupazione, attività e business, con i numeri che premiano i paesi che già in passato hanno investito nel settore. In questo senso il bilancio tra costi ed opportunità presenta un segno positivo con le opportunità valutate con un +69% rispetto ai costi sostenuti nell’investimento.
La penetrazione del broadband in Europa inizia ad avvicinarsi a tassi interessanti, ma il numero nasconde al proprio interno una grave situazione di squilibrio tra le aree urbane o suburbane rispetto alle zone rurali. Nel contesto dei cosiddetti EU15, ad esempio, solo il 62% delle abitazioni rurali è raggiunta da banda larga mentre nelle aree urbane il tasso è del 90%. Parimenti il tasso di sottoscrizione degli abbonamenti è nelle aree rurali molto più basso, a dimostrazione del fatto che digital divide tecnico e digital divide culturale siano fenomeni che si autoalimentano e che viaggiano parallelamente.
L’Italia è uno dei paesi in cui il gap tra aree cittadine ed aree urbane si fa più marcato. Il nostro paese ha inoltre una penetrazione della banda larga più basso della media europea attestandosi su un 10% che posiziona lo stivale dietro a tutti i maggiori paesi del vecchio continente. Tale gap risulta essere completamente assente in tutti i paesi del Benelux, ove l’orografia e la storia delle telecomunicazioni dei vari paesi non presenta vincoli all’investimento in banda larga in ogni area.
Passando dalla critica alla proposta, la Commissione Europea suggerisce innanzitutto di assicurare un regime di alta concorrenzialità e regole efficienti per il settore, condizioni la cui assenza in Italia rappresenta invece un pesante handicap (mentre in Inghilterra i prezzi crollano sulle ali della divisione di British Telecom in due aziende separate, in Italia l’incumbent giudica tale ipotesi improponibile e la situazione rimane congelata).
La Commissione invita quindi i vari paesi ad investire in broadband, garantendo inoltre la disponibilità di fondi strutturali appositi per co-finanziare i progetti nazionali.