Per effetto di internet e delle nuove tecnologie digitali, la produzione multimediale e audiovisiva è in costante e sempre più rapida evoluzione, tanto che gli utenti sentono il forte bisogno di guardare ciò che vogliono ovunque e con qualsiasi strumento. Ora che l’era della neotelevisione sembra essere giunta ad una svolta, è compito delle aziende imbastire strategie adatte a dare una decisa rinfrescata all’intero settore.
Con ben chiara in mente l’idea di un mercato digitale unico, la Commissione Europea ha pubblicato un Libro Verde che fissa i punti chiave su cui il settore deve focalizzarsi per ideare nuovi modelli di business e permettere ai produttori nuovi canali, e ai consumatori opportunità di accesso alternative e globali. Il tutto deve essere racchiuso all’interno di un quadro normativo ad hoc e libero da vincoli che possano impedire la divulgazione dei prodotti online. Tale vademecum servirà per raccogliere i pareri dei diretti interessati entro il 18 novembre 2011.
Il Libro Verde tocca diversi punti delicati relativi al settore audiovisivo.
- Prende visione dei cambiamenti del mercato audiovisivo di riflesso all’evoluzione del web, cercando di costituire un mercato digitale unico per produttori, aziende e consumatori
- Cerca di affrontare il problema relativo all’acquisizione dei diritti per la distribuzione online dei servizi audiovisivi.
- Vuole capire se l’Unione Europea deve adottare o meno misure aggiuntive per garantire un compenso adeguato ad autori e artisti in merito alla digitalizzazione delle loro opere.
- Pensa ai possibili usi specifici delle opere audiovisive, sia per quanto riguarda l’interesse pubblico che l’accesso ai disabili.
I pareri raccolti getteranno poi le basi per una proposta di regolamento che l’UE proporrà prossimamente.
L’industria culturale e, nello specifico, quella del settore audiovisivo, ricopre il 3% del PIL europeo con un valore annuo di 500 miliardi di euro spalmati su 6 milioni di persone. Il Programma MEDIA della Commissione Europea immetterà una cifra pari a 175 milioni di euro nell’industria cinematografica europea fra il 2007 e il 2013, con l’obiettivo di dare una sferzata alla distribuzione e produzione di film europei, messi costantemente in ombra dalla concorrenza d’oltreoceano.