Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva che prevede l’istituzione in Europa dei brevetti per le «invenzioni attuate tramite computer». Il voto sulla relazione McCarthy è giunto oggi, dopo mesi di discussioni e polemiche, con 361 voti a favore e 157 voti contrari, gli astenuti sono stati 28. Il testo è stato emendato in più punti e dovrà dunque passare un’altra volta alla votazione del Parlamento.
I software che presentano chiari segni di innovazione tecnica potranno essere brevettati. Tra gli emendamenti è stato approvato quello in cui è chiarito che le «invenzioni attuate tramite computer» (ossia i software) non possono essere brevettate se la loro novità tecnica è solo quella di essere «attuate tramite un computer». In questo modo invenzioni come quella del One-Click di Amazon dovrebbero rimanere fuori dalla brevettabilità.
Un altro emendamento ha escluso dalla violazione di brevetto i software che permettono la comunicazione fra sistemi diversi. In questo caso lo stop riguarda i sistemi che tendono a creare monopolio brevettando e blindando i sistemi di comunicazione fra diversi ambienti.
La direttiva sui brevetti software non ha avuto vita facile. Sin dal 1997 si è cercato di dare una risposta all’ambiguità della vecchia regolamentazione risalente al 1977. Le vecchie regole non prevedevano la possibilità di brevettare i programmi per computer. Sin dagli anni ’90 tuttavia L’Ufficio Europeo per i brevetti (UEB) ha dovuto far fronte in modo non sempre chiaro a migliaia di richiesta di brevettabilità di invenzioni attuate tramite computer.
La situazione si è trascinata nell’incertezza sino alla fine degli anni ’90 quando due studi preliminari posero i paletti per il successivo dibattito. Nel 2000 la Commissione Europea, per mano della Commissione giuridica per il mercato interno, lanciò una consultazione “at large” basata su una serie di punti considerati focali. La consultazione si concluse nel dicembre 2000.
EuroLinux Alliance, l’organizzazione che più di tutte si sta battendo contro le norme di brevettabilità, mobilitò il Web e fece giungere alla Commissione Europea lunghi documenti di protesta e contro-analisi. Tra i grandi supporter dei brevetti per i software vi era già la Business Software Alliance (BSA).
Il 20 Febbraio 2002 la Commissione pubblicò il documento finale da proporre al Parlamento. Il documento scontentò tutti: secondo la BSA «la direttiva adottata dalla Commissione […] esclude il software e limita la protezione dei brevetti ai computer». Anche EuroLinux Alliance fu contraria e accusò la Commissione di essersi fatta indirizzare dalle industrie del software: nelle proprietà del documento Word con cui fu diffusa la direttiva, Eurolinux trovò addirittura il nome di Francisco Mingorance, dirigente della BSA.
Da quel giorno in poi petizioni firmate da migliaia di sviluppatori, semplici cittadini, scienziati, professori, uomini d’industria, piccole e medie imprese portaro all’attenzione del pubblico la scelta della Commissione che in più occasioni, per voce della socialista Arlene McCarthy (relatrice inglese della direttiva), tornò a ribadire la necessità e correttezza della proposta.
L’ultimo atto è dello scorso 17 giugno. La Commissione giuridica per il mercato interno approva con 19 voti favorevoli e 9 contrari alcuni emendamenti che ammorbidiscono la prima direttiva. Il testo, che doveva essere discusso il 30 giugno, poi rinviato per le veeementi proteste, approda al Parlamento Europeo il 23 settembre. Il resto è storia di oggi.