La privacy dei minori online è a rischio, soprattutto se si focalizza l’attenzione sui social network: un report dell’Unione Europea lancia infatti l’allarme sui potenziali pericoli per la riservatezza dei più piccoli in Rete, la quale è sempre più in bilico a causa delle politiche di protezione non adeguate adottate da molti dei social network analizzati.
Secondo quanto pubblicato dal massimo organo del Vecchio Continente, dunque, solo 2 social network (Habbo Hotel e Xbox Live) su 9 forniscono di default impostazioni tali da impedire la visualizzazione delle informazioni sul profilo a coloro che non appartengono all’elenco dei propri amici. Sono sempre due (Windows Live e DailyMotion) i portali che invece permettono ai minorenni di essere contattati in forma privata oppure pubblica esclusivamente dai propri contatti.
Sale a sei il numero dei social network se si considera la possibilità di accedere alle informazioni sul profilo di un minore essendo “amico di amico”. In essi, secondo l’UE, eventuali persone non registrate possono visualizzare liberamente il profilo di alcuni minorenni tramite il proprio blog, un video oppure una foto caricata da quest’ultimo sul social network. Otto portali su nove, poi, forniscono informazioni dedicate ai più piccoli per istruirli ad un uso consapevole dei servizi messi a disposizione.
Non solo notizie negative, però, dal ramo social del web: la totalità dei portali analizzati ha infatti risposto in breve tempo a richieste di aiuto riguardanti argomenti legati ai minori, mentre un solo social network permette di rintracciare il nome di un minore mediante motori di ricerca interni oppure esterni.Una situazione, questa, che secondo il commissario Neelie Krooes, vicepresidente dell’Agenda Digitale, necessita di alcuni cambiamenti in quanto «i giovani traggono importanti benefici dai social network ma spesso non sono consapevoli dei rischi che corrono». Social network che «devono prendersi le proprie responsabilità nei confronti dei più giovani», con l’Unione Europea che cercherà di risolvere entro breve tempo la vicenda, probabilmente «entro la fine dell’anno, cercando una strategia atta a rendere la Rete un posto più sicuro per i bambini».