La sensazione è che l’Europa si sia posta una domanda: perchè iTunes e Napster tardano così tanto ad esordire sul mercato europeo? Il mosaico di controlli che cristallizza il sistema del copyright in Europa è legittimo fino in fondo? La distribuzione delle royalties è un espediente adeguato o rischia di ingessare una situazione che tende ora invece ad una improvvisa evoluzione?
Questi ed altri sono i punti sui quali indagherà la Commissione Europea: è quanto stato ufficialmente comunicato dalla commissione stessa, la quale ha posto sotto osservazione i cosiddetti accordi di Santiago dell’Aprile 2001 con cui le società nazionali di tutela del copyright hanno cementato una fitta trama di rapporti internazionali.
Motivo reggente degli accordi è la semplificazione delle trattative in vista dell’evoluzione del mercato della musica digitale. Grazie al trattato ogni nuova azienda sul mercato può dialogare con il sistema delle società e non piuttosto con i singoli rappresentanti, velocizzando così il processo di entrata sul mercato. I fatti evidenziano però la situazione contraria, e sia Napster che iTunes rimangono ancora alla porta in attesa di un messaggio di benvenuto.
I timori dell’UE portano all’indagine su 16 società (tra cui la nostra SIAE) sparse su vari paesi europei (la francese SACEM, l’olandese BUMA, la tedesca GEMA, …). Secondo l’UE è concreto il pericolo che gli accordi di Santiago non abbiano costituito una scorciatoia burocratica in grado di oliare i meccanismi del mercato, ma piuttosto abbiano posto in essere un forte cartello in grado di controllare il copyright, lottizzare le royalties e congelare l’esistente con il benestatare di tutti (tranne che del nuovo che avanza).
Obiettivo dichiarato dell’indagine è l’invito a ricreare un mercato europeo unico ma «genuino». Secondo la Commissione tra le società dovrebbe esserci una sana concorrenza, e dunque gli accordi stilati a Santiago del Cile sono «potenzialmente in violazione con le regole per la concorrenza dell’Ue».
Qualunque sia l’esito delle indagini della Commissione Europea, all’inchiesta IP/04/586 avrà gettato luce su una situazione nebulosa quale quella della gestione dei diritti d’autore. E non è detto che il passo non possa essere parte costitutiva della marcia che gruppi quali i precitati iTunes e Napster stanno compiendo per invadere (e infondo creare) il nuovo mercato musicale del vecchio continente.