Più della metà dei siti che vendono beni elettronici sul territorio dell’Unione Europea sono ad oggi fuori legge. È questo il risultato scaturito da una indagine condotta dall’UE tra l’11 ed il 15 Maggio scorso, quando i maggiori siti europei di ecommerce sono stati passati al setaccio per valutare quali ottemperassero ad alcuni requisiti ritenuti fondamentali per una corretta tutela dei diritti dei consumatori. I risultati dettagliati dell’indagine saranno pubblicati nelle prossime ore, ma fin d’ora il quadro è chiaro: l’UE intende mettere pressione sul mondo dell’ecommerce affinché i principali player si allineino su una condotta maggiormente fedele a quelli che sono i dettami previsti nel commercio tradizionale.
L’indagine è stata condotta in 28 paesi dell’Unione esaminando 369 siti che vendono videocamere, telefonini, player musicali, DVD, console ed altri prodotti elettronici. Il 55% delle risultanze, spiega il New York Times, è relativa ad una situazione irregolare. Il problema maggiormente riscontrato (almeno i 2/3 delle irregolarità fa capo a questa mancanza), è nell’assenza di informazioni concernenti la possibilità ed il diritto dell’acquirente di restituire il prodotto in caso di problemi o di ottenerne una riparazione se qualche difetto viene a galla entro 2 anni dall’acquisto.
Problema ulteriore è nella presenza di costi extra che l’utente si trova a pagare senza averne avuta corretta indicazione a monte, in fase di decisione d’acquisto: spesso trattasi di costi di invio, nascosti tra le clausole e noti solo quando il conto finale si materializza di fronte all’acquirente. Infine, tra i problemi maggiori si evidenzia una scarsa completezza di dettagli nel fornire riferimenti per un contatto diretto con l’azienda: così facendo l’acquirente trova difficoltà nel reperire informazioni nel caso in cui sorgessero problemi post-acquisto.
Secondo la Commissione Europea almeno 150 milioni di cittadini hanno già effettuato un qualche acquisto online (un terzo dell’intera popolazione del vecchio continente) per un controvalore di 6.8 milioni di euro nel solo 2007. Nel momento in cui la crisi economica porta gli utenti ad usare il Web per acquistare e per confrontare i prezzi degli oggetti tra i vari venditori, l’UE intende però assicurarsi che tutto sia fatto secondo le regole, così che l’utente abbia da confrontarsi su un teorico mercato perfetto ove il diritto è re e la trasparenza è regina.