La Commissione per le libertà civili del Parlamento europeo ha bocciato l’uso di sistemi di rilevazione automatica per il controllo degli accessi a luoghi pubblici da parte delle Forze dell’ordine mediante il riconoscimento dei dati biometrici degli individui, in quanto ci sarebbe un forte rischio generato dal “potenziale di parzialità e discriminazione presente negli algoritmi su cui si basano i sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico”.
“L’uso dei sistemi di intelligenza artificiale nelle attività delle forze dell’ordine” – spiega in una nota la Commissione – “può potenzialmente portare a una sorveglianza di massa, in violazione dei principi fondamentali dell’UE di proporzionalità e necessità”. Ma anche delle norme UE di protezione dei dati e dei diritti delle persone, segnatamente quelli alla riservatezza e alla libertà di espressione, il diritto di manifestare e il diritto alla non discriminazione.
Dati biometrici e violazioni della privacy
Gli eurodeputati hanno sottolineato che l’intelligenza artificiale alla base di queste tecnologie di riconoscimento non dovrebbe essere utilizzata per prevedere comportamenti basati su azioni passate o caratteristiche del gruppo d’appartenenza, pertanto con la posizione espressa sulla materia chiedono “un divieto permanente all’uso di dettagli biometrici come andatura, impronte digitali, DNA o voce per riconoscere le persone in spazi pubblici”. Il testo dovrà ora essere sottoposto al voto dell’assemblea plenaria di luglio.
Il tema dei sistemi di riconoscimento attraverso dati biometrici in tempo reale è infatti da tempo al centro di dibattiti e discussioni all’interno dell’UE, ed è al centro di un ampio spazio nella proposta di Regolamento presentata il 21 aprile scorso dalla Commissione Europea sull’armonizzazione delle norme sull’Intelligenza Artificiale all’interno degli Stati membri. Anche in Italia si dibatte sulla questione: poco tempo fa il Garante ha bocciato il sistema denominato Sari Real Time, che il Ministero dell’Interno voleva adottare per l’identificazione in tempo reale dei cittadini.
UE: no al Grande Fratello
Il sistema permetterebbe infatti alle forze dell’ordine di analizzare in tempo reale i volti dei soggetti ripresi attraverso una serie di telecamere installate in una determinata area geografica, confrontandoli poi immediatamente con una banca dati predefinita, denominata “watch list”, che può contenere fino a 10.000 volti. Tramite un algoritmo di riconoscimento facciale, il sistema analizzerebbe i tratti somatici delle persone riprese, e se riscontrasse una corrispondenza con un volto presente nella watch list, genererebbe un alert per richiamare l’attenzione degli operatori delle forze di Polizia. Ma come spiegato dall’Autorità italiana, il sistema, oltre ad essere privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale a fini di sicurezza, realizzerebbe per come è progettato una forma di sorveglianza indiscriminata di massa.