Un anno, non un giorno di più. L’Information Commissioner, organo del Regno Unito che regolamenta la gestione delle informazioni personali dei cittadini, ha concesso ulteriori 365 giorni alle società britanniche per mettersi al passo con le leggi diramate dall’Unione Europea in materia di privacy in Rete. Un anno che va ad aggiungersi ai due già concessi in precedenza ma risultati insufficienti per uniformare le posizioni delle diversi società operanti nel settore del Web e aventi sede nell’Unione Europea, un anno che rappresenta comunque già un’avanguardia rispetto all’impegno degli altri paesi membri.
Le nuove leggi sulla privacy in Rete riguardano principalmente una gestione ragionevole dei cookie, uno strumento largamente utilizzato nel web per salvare le credenziali d’accesso ed altre informazioni degli utenti sui rispettivi computer. Secondo quanto concordato dai paesi membri del massimo organo europeo tale procedura necessita di alcuni accorgimenti per rendere l’utente maggiormente consapevole delle informazioni utilizzate dai siti web visitati durante la navigazione: prima di installare un cookie sul computer di ogni utente, dunque, ciascun sito dovrà ricevere il consenso da parte di quest’ultimo.
Un ruolo importante nell’intero contesto è quello giocato dalle società che sviluppano i browser più utilizzati nel web, quali Google, Opera e Mozilla: la richiesta nei loro confronti è quella di permettere agli utenti di accedere in maniera più semplice alle impostazioni riguardanti la privacy durante la navigazione, con particolare enfasi sulla gestione dei cookie, attualmente abilitati di default nella quasi totalità dei browser disponibili.
E se le aziende inglesi non hanno finora rispettato le direttive giunte dall’alto, meglio non risulta essere la posizione dei singoli paesi europei: di questi, infatti, solo Danimarca, Estonia e Regno Unito hanno ufficializzato un programma per l’adesione alle leggi europee in materia di privacy nel web. A renderlo noto è Jonathan Todd, portavoce della Commissione Europea per l’Agenda Digitale, che evidenzia inoltre come tutti i paesi membri dell’Unione avrebbero dovuto rispondere all’appello entro il 25 maggio 2011. E se il Regno Unito sembra aver intenzione di applicare alla lettera le nuove leggi europee, non è ancora nota la strategia intrapresa da Danimarca ed Estonia.
Con l’aumento della percentuale di cittadini europei con un piede nel Web, la gestione delle informazioni personali di tutti i navigatori del vecchio continente è divenuta una questione sempre più scottante, bisognosa di essere risolta tramite leggi provenienti dall’alto in grado di uniformare il trattamento dei dati sensibili e delle informazioni archiviate sui computer degli utenti in tutto il territorio europeo. Le direttive sono state diramate e mettono bene in chiaro la posizione dell’UE nei confronti di una materia di primaria importanza: la palla passa ora alle singole nazioni, cui spetta il compito di recepire il messaggio e tradurlo in azioni concrete.