Il passo prima della “tre strike” è nell’analisi del traffico. Nel Regno Unito, ove la politica sta discutendo sull’opportunità o meno di introdurre una simil-hadopi anche sul lato inglese della Manica, il passo precedente sembra stia per essere compiuto dalla Virgin Media, dalla quale giunge annuncio di una prossima adozione di una soluzione di Deep Packet Inspection per l’analisi del traffico veicolato ed il rilievo dei contenuti in violazione di copyright.
L’annuncio è giunto dal sito Detica, azienda impegnata nello sviluppo dell’apposita soluzione Detica CView. Trattasi di una formulazione politically correct, qualcosa che possa essere portata sul mercato senza eccessive contestazioni in qualità di strumento per la mera misurazione del traffico illecito. Detica CView, infatti, non fornisce né archivia dati relativi ai singoli utenti, ma gestisce soltanto dati anonimi ed aggregati per valutare in che misura la pirateria pesi sul totale del traffico veicolato. «Detica CView aiuterà gli ISP del Regno Unito e l’industria della produzione a capire il livello di pirateria digitale nel contesto dei nuovi servizi commerciali e delle misure contro la pirateria. Ha la capacità di misurare il file sharing sulla rete di ogni ISP inglese, preparando la strada per ISP, industria e Governo ad una miglior collaborazione, comprensione e risposta alle sfide della pirateria digitale».
Nel comunicato emesso dal gruppo v’è la firma di Jon James, Executive Director of Broadband per la Virgin Media: «Capire come i gusti dei consumatori stiano cambiando sarà un importante parametro per le prossime offerte musicali Virgin Media e, dovendo diventare legge, le proposte legislative del Governo richiederanno inoltre la misurazione del livello di infrazione di copyright su ogni rete. La tecnologia Detica CView offre una soluzione non intrusiva che potenzia la nostra comprensione sui gusti aggregati dei consumatori senza identificarli e senza archiviare dati sui singoli utenti». Nella forma, insomma, la privacy è garantita: il monitoraggio della Rete non avverrebbe al fine di dare il via ad una serie di moniti e disconnessioni, ma soltanto per capire cosa stia succedendo sulla rete e come il mondo della pirateria si stia evolvendo al cospetto delle nuove offerte che vengono portate sul mercato. Trattasi però di uno scenario sempre più stringente, con un nome come Virgin pronto ad analizzare il traffico oggi, ma pronto eventualmente ad ulteriori passi nel momento in cui la legge dello stato imponesse valutazioni singole sugli utenti e sulle loro abitudini d’uso del Web.
La proposta di legge avanzata nel Regno Unito, inoltre, richiede agli ISP l’attribuzione di un IP univoco per ogni connessione, così che le attività online siano meglio tracciabili e identificabili. La proposta, oltre ad aver richiamato l’attenzione degli stessi ISP per la difficoltà nel realizzare la cosa (soprattutto in ambito mobile) e per la gestione dei costi annessi, richiama ora l’eventualità di ulteriori problemi accessori. Fermo restando una possibile violazione delle leggi europee che andrebbe a fermare a monte la normativa, rimane il fatto che l’offerta di WiFi pubblico, nei fatti, sarebbe messa in crisi dalla proposta, rendendo i gestori delle reti responsabili dell’azione degli utenti con responsabilità gravose e con il rischio di disconnessioni inopportune. Il dibattito è pertanto particolarmente frizzante, ma partendo da un presupposto di libertà. In Italia il punto di partenza è opposto: il Wifi è soggiogato alla cd “Legge Pisanu”, le mozioni di modifica non sono allineate e le tentazioni per una Hadopi nostrana potrebbero presto trovare formulazione locale specifica.