I computer quantistici rappresentano con ogni probabilità il futuro dell’elaborazione. Un futuro la cui distanza è ancora incerta a causa dell’elevato lavoro da svolgere prima di poter definire tale tecnologia matura al punto da consentirne l’ingresso sul mercato. Alcuni ricercatori hanno tuttavia compiuto un deciso passo in avanti verso la scrittura e la lettura di informazioni utilizzando la meccanica quantistica, sfruttando un atomo di fosforo ed un substrato di silicio.
Presso la University of New South Wales, insomma, alcuni ricercatori hanno creato un dispositivo capace di scrivere e leggere dati sfruttando un singolo atomo come unità fondamentale per l’archiviazione. Lo stato magnetico di tale atomo viene tradotto quindi in un valore logico alto oppure basso, andando a comporre quindi le lunghe sequenze di “0” e “1” con cui vengono archiviate le informazioni. Stimolando opportunamente l’atomo è possibile quindi passare da uno stato all’altro, oppure con apposite tecniche è possibile verificare quest’ultimo senza modificarlo.
Tale possibilità, d’altro canto, era già stata dimostrata in passato, aprendo le porte al computing quantistico. La vera innovazione del lavoro svolto da tale team risiede nelle modalità con le quali tali informazioni vengono lette e scritte: trattasi infatti del primo caso in cui viene dimostrata la possibilità di utilizzare un semplice circuito elettronico basato sul silicio, collegabile ed alimentato come un normale chip elettronico. Il device in questione, insomma, somiglia in maniera sostanziale agli attuali dispositivi in commercio e potrebbe essere il primo passo verso un nuovo paradigma di archiviazione allo stato solido.
La tecnologia in questione si è inoltre dimostrata affidabile al 99,8% nell’invio e nella ricezione dei dati, permettendo così un paragone importante con la tecnologia sviluppata nel 2012 che ha permesso a due fisici di vincere il premio Nobel. Rispetto a quest’ultimo, come detto, ha l’importante vantaggio di esser realizzata sfruttando il silicio, materiale sovrano nel campo dell’elettronica, permettendo così importanti semplificazioni nel processo di produzione delle future unità di storage.