Può essere successo a tutti di essere colti in uno scatto fotografico senza volerlo. Soprattutto nei luoghi pubblici la cosa è sempre più probabile, ma il crescere del problema ha originato la necessità di un nuovo piccolo (ma fondamentale) espediente per tutelare la privacy contro l’invadenza altrui.
Una delle maggiori rivoluzioni che ha vissuto la tecnologia in questo primo decennio del terzo millennio è nella moltiplicazione degli obiettivi fotografici in circolazione. Non solo le vecchie reflex: un’orda di telefonini di nuova generazione, unitamente all’esplosione delle macchine fotografiche digitali, ha portato pressoché nelle mani di chiunque un dispositivo in grado di scattare fotografie. Il fenomeno si è fatto pervasivo nel momento in cui l’atto stesso dello scatto fotografico è divenuto pratica sociale: nel nome della condivisione, incoraggiata da memorie sempre più capienti e brand misurati ormai in megapixel, è divenuta pratica normale vedere mani agitarsi al cielo con cellulari o altri piccoli marchingegni nell’atto di cogliere l’istante.
Negli Stati Uniti il problema è approdato nelle sale dei bottoni sotto forma di proposta di legge. La “Camera Phone Predator Alert Act” è infatti una bozza che esprime una speciale indicazione per favorire la tutela della privacy nei confronti di obiettivi sempre più invadenti: nel momento in cui viene scattata una fotografia, il dispositivo dovrà emettere un suono. Il vecchio “click” delle macchine fotografiche, insomma, dovrà divenire un obbligo per ogni telefonino e macchina fotografica digitale, così che le persone presenti possano accorgersi dell’obiettivo, dell’attività di ripresa in atto e possano agire di conseguenza.
La legge appare del tutto impotente di fronte all’incedere della tecnologia. Il suono, infatti, può facilmente essere nascosto da altri rumori ed un avviso troppo invadente potrebbe invece diventare una sorgente di disturbo. Facilmente, inoltre, la posizione delle dita potrebbe impedire la fuoriuscita del suono (che non potrebbe però più essere impedita tramite modifica software), il che vanificherebbe tutto l’impianto legislativo ideato.
La proposta è firmata dal repubblicano Pete King, ma l’argomento portato a sostegno appare quanto di più strumentale potesse essere allegato: «bambini ed adolescenti sono stati fotografati in spogliatoi e posti pubblici tramite l’uso di telefonini con videocamera». Particolarmente significativa, in tal senso, la chiosa di Eric Zeman all’approfondimento stilato per InformationWeek: [questa legge] «non cambierà la natura umana». Non sarà un click a fermare le perversioni, né probabilmente le potrà prevenire.
L’idea del suono obbligatorio, in certa misura, è comunque meritevole ed infatti è già stata adottata in paesi quali Giappone e Corea (ove la pratica della fotografia, è risaputo, è maturata ben prima). Gli argomenti portati a sostegno negli USA appaiono invece oltremodo deboli. Da questa proposta, comunque, scaturirà parte dei prossimi progetti software per telefonia mobile e dalla legge eventualmente approvata occorrerà aspettarsi anche indicazioni relative a tipologia del suono, decibel minimi/massimi emessi e parametri software per modifica e personalizzazione dello scatto.