L’anno scorso il Washington Post fece molto parlare di sé quando costrinse alcuni suoi redattori a fare a meno delle tecnologie per una settimana: i resoconti di quell’esperimento dimostrarono in alcuni soggetti degli effetti particolari. Ora uno studio più accurato gli ha dato un nome: Information Deprivation Disorder.
Il “disordine da assenza di informazione” è l’effetto osservato da un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università del Maryland in studenti di 12 università del mondo, privati per 24 ore di Facebook, Twitter, cellulare e Internet. Solo libri e telefono fisso per pochi momenti nella giornata, e un diario dove registrare le impressioni.
Un solo giro dell’orologio e le cavie hanno mostrato i primi segni di stress: ansia, preoccupazione, irrequietezza. Nelle pagine dei ragazzi il termine più ricorrente è stato “dipendenza”.
Insomma, lo studio confermerebbe quello che da tempo si è capito di questo tipo di tecnologie dell’informazione: i nativi digitali ne hanno bisogno come l’aria da respirare, altrimenti vanno in crisi. I più critici arrivano al paragone con la sigaretta per il tabagista, il cicchetto per l’alcolista, l’antidolorifico per il farmacodipendente: una vera astinenza.
Il coordinatore britannico di questa ricerca, Roger Gerodimos, ha commentato questi risultati:
La misura in cui stiamo usando questa moderna tecnologia e i nuovi media ci sta cambiando. Le persone dipendono dalla tecnologia, che in parte ha sostituito anche orologi e sveglie.
Dettando i nostri tempi e accompagnandoci come custodi della nostra vita (con effetti talvolta caotici), non sono più estensioni opzionali del nostro vivere quotidiano, ma addirittura parti di noi. I social network, in questa forma disfunzionale, fanno la parte dei padroni.
Ma non bisogna interpretare male questi dati, infatti la ricerca sottolinea come da un certo punto di vista siano utili per ripensare i programmi didattici e ridisegnare certe applicazioni.
Per gli studenti che vivono lontano da casa la questione della privazione digitale è molto importante: l’esperimento può migliorare la nostra comprensione di come gli studenti provenienti da contesti diversi accedono ai media.
In un interessante articolo del Telegraph si sottolinea anche come molti studenti abbiano subito mostrato la capacità di resistere a questa ansia e trovato nuovi interessi e strategie per distrarsi. Ad esempio, una bella passeggiata all’aria aperta.
In fondo, questi studi servono anche a farci scoprire quello che sapevamo già.