Un italiano su due naviga. La boa del 50% è stata raggiunta e superata: secondo i dati rilevati dal Censis sono online ormai il 53.1% degli italiani, sia pur con forti differenziali attraverso i quali è necessario analizzare più a fondo la natura della rilevazione statistica sommaria.
Il 53.1% è infatti la media di polarità estremamente differenti. Sono online, ad esempio, l’87.4% dei giovani (14-29 anni) mentre la percentuale scende al 15.1% tra gli anziani (65-80 anni). Al tempo stesso il 72.2% della popolazione “istruita” è online, mentre la percentuale scende al 37.7% tra la popolazione meno scolarizzata. I dati sono stati pubblicati nel contesto del rapporto “I media personali nell’era digitale”, approfondimento con cui il Censis ha fotografato Internet, tv ed altri medium per individuare i trend di sviluppo che stanno caratterizzando l’emergere delle nuove tecnologie nel mondo dei media.
Tre le nuove espressioni del digitale si fanno largo le Web tv (in crescita del 2.6% in un biennio) e gli smartphone (+3.3%, a quota 17.6% con punta del 39.5% tra i più giovani), mentre arrancano ancora gli e-book fermi all’1.7% di penetrazione. «Stabile la lettura delle testate giornalistiche on line (+0,5%, con un’utenza del 18,2%), che però non si possono più considerare le versioni esclusive del giornalismo sul web, perché i diversi portali di informazione on line contano oggi un’utenza pari al 36,6% degli italiani».
Il rapporto del Censis delinea una chiara divisione in atto tra due mondi paralleli: due generazioni convivono utilizzando media diversi, mezzi di informazioni differenti e strumenti estremamente diversificati. Un chiaro esempio è relativo ai tg, fonte fondamentale per oltre l’80% della popolazione ma meno considerati (60%) tra le fasce di minore età. Ne esce l’immagine di una società divisa e nel mezzo di un passaggio generazionale che potrebbe pertanto significare molto per il futuro del paese. In questo scorcio d’Italia trova dimostrazione l’assunto per cui il mezzo è il messaggio ed in futuro la cosa è destinata a rendersi sempre più chiara, perché la differenza di mezzo e di contenuti è anche una differenza di codice, una discrasia culturale ed una rottura destinata a riverberarsi anche ben al di fuori dei soli “media personali nell’era digitale”.