15 milioni, seicentonove mila e ottocentosessanta. È questa la stima di Inside Facebook relativa alla comunità italiana su Facebook. Il numero parla da solo ed esprime tutto il volume di un grande fenomeno che, anche nell’Italia che fatica ad accettare la rivoluzione informatica, ha ormai pervaso oltre il 25% della popolazione.
In data 1 Marzo 2010 erano 14.7 milioni gli utenti italiani registrati al social network di Mark Zuckerberg. Un mese dopo l’aumento è stato di quasi 900 mila unità con un aumento mensile pari al 6.1%. La penetrazione indicata da Inside Facebook è pertanto del 26.2%, una delle cifre di maggior rilievo in tutto il continente. L’Unione Europea risulta peraltro tra le zone più “calde” del social network con paesi quali Francia (27%) e Spagna (20.2%) ai vertici delle statistiche globali.
Negli USA gli iscritti a Facebook sono 113 milioni con una penetrazione ormai pari al 37%. Ciò nonostante, la crescita si limita ad un risicato 0.5%, una crescita piatta che sembra configurare una saturazione ormai raggiunta e margini ulteriori ormai azzerati.
Tutti i numeri di Facebook
Cresce l’Europa, cresce l’America Latina. E sono dati di grande importanza soprattutto per le velleità del gruppo dal punto di vista dell’advertising. L’Italia che ha puntato l’indice contro il social network, intravedendo nei suoi gruppi e nella sua penetrazione qualcosa di pericoloso e di deviato (con tanto di corsi di disintossicazione in corsie ospedaliere ed articoli allarmistici sui maggiori media nazionali), dimostra di saper accogliere il fenomeno come qualcosa di pervasivo e per molti versi utile: molti sono coloro i quali hanno approcciato la Rete proprio grazie al “buzz” generato da un sito divenuto ormai patrimonio culturale comune e condiviso, una rete di “mi piace” che unisce un paese altrimenti puntualmente diviso su ogni fronte e su ogni scelta.
A livello mondiale la community di Facebook conta ormai 411 milioni di utenti, 17 in più rispetto ai 394 stimati il mese precedente. Per la concorrenza non rimangono spazi reali di crescita e, se anche Twitter sembra non saper più stupire, il monopolio naturale dei social network ha ormai trovato il proprio protagonista indiscusso. Almeno fino alla prossima rivoluzione.