Mercoledì negli Stati Uniti, è stato presentato un nuovo disegno di legge bipartisan che potrebbe segnare il primo passo del Congresso nell’affrontare la questione “algoritmi a contenuti dannosi” che da tempo infiamma le discussioni politiche, soprattutto nel nord America. Complice la testimonianza dell’informatrice di Facebook Frances Haugen, che ha di fatto scoperchiato un vero e proprio vaso di pandora su certe pratiche poco ortodosse di quella che oggi si chiama Meta nella gestione delle sue varie piattaforme social, repubblicani e democratici hanno infatti iniziato a lavorare insieme per trovare delle soluzioni per far sì che vengano regolati gli algoritmi che affrontano soprattutto i problemi dei bambini e la disinformazione. Il risultato di questa collaborazione è il Social Media NUDGE Act.
Cosa cambia per Facebook con il NUDGE Act
Il Social Media NUDGE Act, scritto dalla Senatrice democratica Amy Klobuchar e dalla repubblicana Cynthia Lummis, istruisce i ricercatori della National Science Foundation e quelli della National Academy of Sciences, Engineering and Medicine a identificare una serie di modi per rallentare la diffusione di contenuti dannosi e disinformazione, chiedendo per esempio agli utenti di leggere un articolo prima di condividerlo (come ha fatto Twitter) o altre misure. Una volta codificate le richieste, la Federal Trade Commission avrà il compito di vigilare affinché le piattaforme di social media come Facebook e Twitter le mettano in pratica.
“Per troppo tempo, le aziende tecnologiche hanno detto ‘Fidati di noi’, abbiamo la soluzione a tutto, non preoccupatevi”, ha dichiarato la Klobuchar. “Ma sappiamo che le piattaforme di social media hanno ripetutamente usato le persone per i loro profitti, con algoritmi che spingono contenuti pericolosi per attrarre il loro interesse e diffondere disinformazione”.
Soddisfatta anche la Senatrice Lummis: “Il NUDGE Act è un buon passo in avanti per affrontare completamente il superamento della Big Tech”, ha affermato in una dichiarazione alla stampa. “Consentendo a National Science Foundation e National Academy of Sciences, Engineering and Medicine di studiare la dipendenza dalle piattaforme di social media, inizieremo a comprendere appieno l’impatto che queste piattaforme e i loro algoritmi hanno sulla nostra società. Da lì, possiamo costruire dei guardrail digitali per proteggere i bambini dagli effetti negativi dei social media”.
Per Facebook, e in generale tutti i social network, questo cambiamento implicherà certamente un intervento importante su quelli che sono gli algoritmi che regolano i suoi feed, come scritto più volte anche in passato, spesso soggetti a forti critiche e accuse, anche pesanti. L’azienda di Menlo Park, che come rivelò la sopracitata Frances Haugen, ex Product Manager di Facebook. aveva modificato l’algoritmo per incoraggiare le discussioni sui contenuti peggiori con lo scopo di incrementare i profitti, è chiamata ora più che mai a lavorare per penalizzare quei contenuti veramente pericolosi, o questa volta, ne uscirà con le ossa veramente rotte.