Adiconsum, Altroconsumo, Assoprovider, Studio Legale Sarzana, Assonet, Agorà Digitale: tutti sullo stesso “Sito non raggiungibile” contro l’AGCOM. Con un motivo preciso: fare in modo che tutti i cittadini abbiano consapevolezza del fatto che l’Autorità Garante per le Comunicazioni sta introducendo una norma (Delibera 668/2010) che consente la chiusura arbitraria di un sito per motivi vari, senza previo passaggio presso la magistratura. Con un documento proprio, insomma, l’Autorità si erge a controllore della Rete in difesa del copyright e le prossime settimane sono le ultime disponibili per poter offrire all’AGCOM un punto di vista contrario nel contesto della consultazione pubblica con cui l’autorità ha posto il documento sotto gli occhi degli attori interessati.
La delibera, spiega il polo degli accusatori, potrebbe riversare pericolose conseguenze sulla Rete:
Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun’altro. Immaginate che anche dagli scaffali accessibili della biblioteca qualcuno rimuova costantemente libri senza che voi o gli altri altri utenti della biblioteca, possiate sapere quali volumi sono stati rimossi, e senza che vi sia data la possibilità di valutare se la rimozione di tali libri viola alcuni dei vostri diritti fondamentali.
La protesta sta facendo quadrato sul “Sito non raggiungibile“, nome esplicativo del fatto che la chiusura arbitraria potrebbe portare a conseguenze deleterie in virtù di un sistema di censura che sfuggirebbe da qualsivoglia controllo: «Credete che questo non possa accadere in una democrazia? Se il diritto d’autore non sarà regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi presenti nella società, da strumento di emancipazione dei produttori di contenuti, esso diverrà inevitabilmente un sistema di controllo e censura pervasivo».
Recita pertanto il manifesto che i promotori chiedono di controfirmare per dar voce alla protesta:
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 ha posto in consultazione un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.
Le sezioni della “biblioteca” Internet a cui non potrete più accedere includeranno portali informativi esteri sospettati di violare il diritto d’autore senza che ciò sia in qualche modo accertato, gran parte dei sistemi comunemente utilizzati per avere accesso alle informazioni necessarie per lo scambio di software libero e per conoscere le opere disponibili nel pubblico dominio e distribuite con licenze aperte.
I singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali, banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente, video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.
Per scongiurare che tutto ciò avvenga in modo silenzioso, ci appelliamo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché effettui una moratoria sulla nuova regolamentazione sul diritto d’autore.
Il monito dei promotori è chiaro: è alto il timore per cui i compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante possano assumere «dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità», portando così ad una congestione destinata a sfociare in approssimazione, discrezionalità e percorsi contrari a quelli che la Costituzione prevede nel nostro paese (ove è la giurisprudenza a dover decidere dell’applicazione o meno delle regole). I dubbi sulla delibera AGCOM sono pertanto molti e circostanziati: i promotori chiedono supporto e ricordano quanto labile possa essere la libertà se i ruoli si confondono e l’attività giudicante sfugge dal recinto previsto costituzionalmente per l’Autorità giudiziaria.