Una carriera verticale

Una carriera verticale

Alla fine degli anni 80 le retribuzioni medie nette mensili degli uomini fra i 19 e i 30 anni erano del 20% più basse rispetto a quelle degli uomini fra i 31 e i 60, ma oggi questo divario è cresciuto fino al 35% e il rischio di disoccupazione, fra i 16 e i 24 anni, è di 4 volte più alto rispetto a cittadini di età superiore. T. Boeri V. Galasso “Contro i giovani”

Questi dati vengono confermati dalla contrattazione fra le parti sociali, che in questo periodo sta avvenendo in occasione del rinnovo di alcuni contratti nazionali, come ad esempio quello dei metalmeccanici. In questo caso specifico è stata proposta una fascia più ampia di figure lavorative moltiplicate per due fasce retributive trasversali, quella dell’apprendista e quella dell’esperto, che dovrebbe essere più abile a organizzare un lavoro che conosce meglio.

Questa è quella che viene chiamata carriera verticale. Ma, senza voler scendere nel dettaglio della formazione permanente dei lavoratori, è facile intuire che un giovane, appena uscito da una scuola professionale, conosca strumenti e metodi lavorativi più aggiornati, che lo rendono un lavoratore specializzato prezioso per l’industria metalmeccanica (e non solo) italiana. Quello delle carriere verticali è uno schema duro a morire ma che il rapporto diretto con il datore di lavoro, non mediato da astratti patti burocratici, potrebbe inclinare, a tutto guadagno della produttività.

Cristian, 29 anni, programmatore presso un’azienda metalmeccanica:
Pensi che il tuo datore di lavoro debba attenersi alle regole dei contratti nazionali?

Il contratto nazionale sicuramente tutela sia il datore di lavoro che il lavoratore, però spesso il lavoro si diversifica molto. Nella mia azienda ci sono lavoratori più anziani e esperti di me, io ci lavoro solo da pochi anni, ma il mio contributo è stato innovativo e ha permesso a tutti di lavorare meglio e con più risultati. Per questo il mio datore di lavoro considera la mia posizione molto importante. Praticamente se volessi andarmene dovrei insegnare a tutti a fare almeno in parte ciò che faccio io.

Come credi che si svilupperà questa situazione?

Per il momento il mio capo ha ritenuto opportuno assumere altri programmatori, provenienti dal personale tecnico dell’università Bicocca. Loro hanno mansioni diverse dalla mia e stanno lavorando a progetti differenti, ma in pratica svolgono programmi di ricerca industriale che servono a organizzare il lavoro di tutti gli altri. Sono persone con un’altissima preparazione.

Secondo te è possibile inquadrare questi ruoli lavorativi all’interno dei contratti nazionali per le industrie metalmeccaniche?

Sicuramente no, infatti stiamo parlando di persone assunte in via temporanea. Io ho un lavoro a tempo indeterminato, ma questo è dovuto al fatto che il mio lavoro è stato molto importante per il progresso dell’azienda.

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