Una class action: è ciò che un giudice federale ha autorizzato nei confronti di Apple e AT&T, negli Stati Uniti. I motivi che hanno spinto il giudice James Ware della Corte Distrettuale del Distretto settentrionale della California, sono i contratti in esclusiva che Apple ha siglato con gli utenti e la compagnia telefonica e il controllo che a Cupertino esercitano sulla possibilità di installare liberamente applicazioni sull’iPhone.
Si tratta di un’azione legale partita nel 2007, e quindi riguarderebbe tutti gli utenti che hanno acquistato il famoso melafonino da quella data fino ai giorni nostri e che, nello specifico, interessa 20 milioni di consumatori e clienti di AT&T. Pomo della discordia è il tipo di contratto che le due aziende hanno siglato con gli utenti, costretti da Apple ad un contratto di 2 anni, ma di fatto vincolati da AT&T a seguire un contratto di 5 anni.
Secondo i documenti della class action, i clienti iPhone possono risolvere il contratto con la compagnia telefonica (dietro il pagamento anticipato delle quote non corrisposte) in qualsiasi momento, e quindi passare ad una compagnia concorrente. Tuttavia il contratto non è chiaro, e i ricorrenti della class action si sentono ingannati da AT&T. Ma i problemi per Apple non si limitano ai contratti con le compagnie telefoniche poiché si discute altresì della sua posizione dominante sul mercato, con un eccessivo controllo sulle applicazioni e sulla possibilità di installazione sul telefono.
Inutile dire che non si tratta di un periodo felice per l’azienda di Cupertino e il suo prodotto di punta, idolatrato da molti, ma non privo di contraddizioni. Apple, infatti, oltre alla class action per i rapporti con AT&T si trova anche al centro di ulteriori denunce che puntano il dito contro i problemi di ricezione testimoniati da molti ed ora anche scientificamente dimostrati dalle influenti analisi Consumer Reports.