Nuovi sviluppi nella vicenda che vede il servizio Google Street View al centro di indagini, più precisamente in relazione al metodo adottato da bigG per la mappatura del territorio attraverso le cosiddette Google Car che, come confermato nelle scorse settimane dall’azienda, avrebbero involontariamente rilevato informazioni relative alle reti wireless degli utenti e al loro traffico dati.
Tutto ha avuto inizio con una denuncia da parte di Peter Schaar, Federal Data Protection Commissioner tedesco, in merito a presunte violazioni della privacy perpetrate attraverso pratiche di wardriving, avanzata alla fine del mese di aprile.
Si era poi pronunciato in merito anche il Garante italiano, con un’istruttoria avviata per accertare eventuali danni causati ai cittadini. È ora il turno della Galaxy Internet service, piccolo ISP statunitense con sede nel Massachusetts che, attraverso il proprio legale, ha dato il via a una class action che potrebbe presto assumere proporzioni preoccupanti per il gigante di Mountain View.
Alla base dell’iniziativa c’è l’intenzione, da parte di GIS, di tutelare sé stessa e i propri clienti, potenziali vittime delle criticabili pratiche di Google. Ovviamente, risulta ben difficile non intravedere un secondo fine, dai connotati forse meno nobili e decisamente più quantificabili in termini economici e di ritorno d’immagine, dettato dal clamore sempre più forte che si sta sollevando intorno alla questione.
Questo non ha però impedito al team di Street View di proseguire nella sua opera di mappatura, che ancora oggi vede impegnate le Google Car in tutto il mondo, anche se con una nuova versione del software in dotazione, priva delle porzioni di codice incriminate per il wardriving.