Mentre una serie di normative ha visto la luce per vietare, censurare, proibire e cancellare, ora una nuova proposta di legge sembra guadagnare spazio per fare da contraltare alla folata antagonista che aveva visto la politica ed il Web contrapposti su posizioni impossibili da conciliare. È questo il turno dei senatori Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, i due firmatari della proposta (pdf) che si pone in modo particolare i seguenti obiettivi:
- «garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica»
- «garantire i nuovi diritti di cittadinanza attiva e il loro pieno e consapevole esercizio da parte della collettività al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico»;
- «sostenere lo sviluppo coordinato dei sistemi informativi pubblici, la valorizzazione e la condivisione del patrimonio informativo pubblico, garantendo il pluralismo informatico anche attraverso l’utilizzo di software libero»;
- «prevenire e rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena parità di accesso alle informazioni digitali e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (di seguito TIC), con particolare riferimento a situazioni di disabilità, disagio economico e sociale e diversità culturale».
L’articolo 1 si conclude con un vero e proprio manifesto che va oltre i semplici scopi normativi in quanto esprime un indirizzo, una filosofia ed un alternativo approccio al problema: «Lo Stato italiano riconosce l’importanza del superamento del divario digitale, in particolare nelle aree depresse, per la libera diffusione della conoscenza, l’accesso pieno e aperto alle fonti di informazione e agli strumenti di produzione del sapere. In proposito, promuove a livello internazionale una “Carta dei Diritti” volta a garantire l’accesso universale degli uomini e delle donne del pianeta alla rete Internet senza alcuna discriminazione o forma di censura e, d’intesa con le regioni e le autonomie locali, individua forme di sostegno al Fondo di Solidarietà Digitale per lo sviluppo della società dell?informazione e della conoscenza nel sud del mondo».
L’articolo 3 è un inno alla trasparenza ed è suddiviso in tre commi parimenti importanti poiché mettono in campo le pratiche di buona condotta da seguire per garantire una vera Net Neutrality al paese:
- «Tutti gli Internet Service Provider sono soggetti all’obbligo di trasparenza delle condizioni di accesso ed erogazione del servizio, sono tenuti a specificare la banda minima garantita, la banda massima ottenibile, il tasso di concentrazione verso le reti nazionali e le condizioni tecnologiche in relazione ai livelli di traffico verso le reti internazionali»;
- «L’accesso alle reti deve essere garantito con qualsiasi dispositivo a condizioni di neutralità rispetto ai contenuti, ai servizi, alle applicazioni ed agli apparati terminali, e a condizioni economiche ed operative eque, ragionevoli e non discriminatorie»;
- «Sono vietate le interruzioni selettive o le variazioni delle prestazioni dei collegamenti in funzione dell’uso di determinati tipi di apparati terminali, servizi, applicazioni o contenuti, anche per brevi istanti».
L’articolo 4 introduce il principio secondo il quale non può esserci discriminante alcuna per regolare a priori la qualità del servizio, né per quanto concernente le caratteristiche del traffico, né per quanto inerente all’utenza: «I fornitori di accesso non possono discriminare la qualità del servizio […] hanno l’obbligo di negoziare l’interconnessione con altri operatori assicurando qualità di servizio non inferiori a quelle offerte ai propri abbonati».
L’art. 6 mette ogni responsabilità per il controllo del rispetto delle norme nelle mani dell’AGCOM. Sebbene in passato questa forma di monitoraggio non abbia saputo apportare le opportune pressioni sui grandi gruppi che controllano la Rete, la nuova norma sembra comunque affidare un forte peso sanzionatorio all’autorità garante: «L’Autorità, nei casi di violazione, irroga la sanzione amministrativa in misura proporzionale al fatturato del fornitore di accesso, da un minimo dell’1% ad un massimo del 10% del fatturato annuo dei servizi interessati».
L’articolo 8 pone paletti precisi in riferimento allo sviluppo della banda larga nel paese, prevedendo un fondo per gli investimenti, deponendo la pianificazione sotto la responsabilità delle regioni e ponendo infine una data entro cui completare la copertura: «Entro dieci mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero dello sviluppo economico adotta, d’intesa con le Regioni e con le Province autonome di Trento e di Bolzano e nel quadro delle norme nazionali e comunitarie, un programma per lo sviluppo e la diffusione sul territorio dell’accesso a Internet mediante connettività a banda larga, inteso a rimuovere le carenze infrastrutturali che impediscono la piena parità di accesso dei cittadini e di competitività del sistema produttivo. Per la realizzazione del programma è istituito un apposito fondo presso lo stesso Ministero. Il programma di cui al presente articolo include le tecnologie fisse e mobili disponibili e deve essere realizzato entro il 31 dicembre 2012».
L’articolo 9 promuove una maggiore comunicazione tra la Pubblica Amministrazione e la cittadinanza, tentando di coinvolgere maggiormente quest’ultima nei processi decisionali e nella formulazione degli interventi legislativi. In tal senso la tecnologia offre nuovi mezzi di interazione che la PA dovrà imparare a sfruttare per rimettere la “cosa comune” nelle mani dei cittadini.
L’articolo 10 promuove l’alfabetizzazione informatica. L’articolo 11 guarda invece all’open source, promuovendone l’uso all’interno della Pubblica Amministrazione come soluzione valida ed utile ad un radicale taglio dei costi. L’articolo 14 elenca invece una lunga serie di nozioni da tenere in stretta considerazione in fase di progettazione di un sito Web legato ad una amministrazione pubblica (organigramma, procedimenti, contatti, eccetera).
La proposta di legge nasce accompagnata dall’apertura di un blog monotematico sul quale è presumibile attendere l’intervento dell’utenza che intende commentare il testo in via di presentazione. Scrivono Vita e Vimercati: «In un momento di così grave crisi per l’economia nazionale solo il governo italiano non investe sull’innovazione del paese. Mentre gli USA di Obama e gli altri grandi paesi europei e asiatici puntano allo sviluppo della banda larga per connettere cittadini e imprese quale misura fondamentale per uscire dalla crisi più forti e più moderni, il nostro governo blocca i fondi per lo sviluppo delle nuove tecnologie della comunicazione e sembra impegnato solo nel tentativo di mettere le mani sulla rete di Telecom Italia ed in iniziative legislative di tipo censorio. Col nostro disegno di legge il PD avanza una proposta organica per la modernizzazione digitale del sistema delle imprese e della pubblica amministrazione e per lo sviluppo delle modalità di partecipazione democratica dei cittadini, per la valorizzazione della libertà in rete, dei nuovi contenuti creativi. Riteniamo importante avviare, contestualmente al percorso parlamentare, un grande dibattito sulla rete per raccogliere opinioni, suggerimenti, osservazioni, proposte di modifiche capaci di fare della nostra proposta una legge ampiamente condivisa dal popolo di internet».
Obiettivo ambizioso, che si merita l’immediato plauso del team NNsquad Italia: «Per la prima volta al mondo si propone un provvedimento che, riconoscendo la validità del principio della net neutrality, stabilisce un obbligo di interoperabilità con QoS tra operatori per evitare che la gestione del traffico venga usata in modo anticompetitivo e discriminatorio».