Una moratoria per l'equo compenso?

La raccolta firme è stata lanciata attraverso Facebook: l'Istituto per le Politiche dell'Innovazione ha chiesto una moratoria per il cd "equo compenso" introdotto dal Decreto Bondi: si chiede una sospensione fino al pronunciamento sulla legittimità
Una moratoria per l'equo compenso?
La raccolta firme è stata lanciata attraverso Facebook: l'Istituto per le Politiche dell'Innovazione ha chiesto una moratoria per il cd "equo compenso" introdotto dal Decreto Bondi: si chiede una sospensione fino al pronunciamento sulla legittimità

«I grandi nomi dell’industria IT italiana e le maggiori associazioni di utenti e consumatori nei prossimi giorni chiederanno ai Giudici amministrativi di pronunciarsi sull’illegittimità – che appare sotto innumerevoli profili palese – del c.d. Decreto Bondi, ovvero del provvedimento firmato lo scorso 30 dicembre dal Ministro per i beni e le attività culturali attraverso il quale avrebbero dovuto essere “semplicemente” rideterminate le misure dell’equo compenso per copia privata previsto dall’art. 71 septies LDA mentre si è finito con il riscriverne l’intera disciplina, raddoppiando i compensi – equi o iniqui che siano – per l’industria audiovisiva e, correlativamente, la pressione su industria IT, utenti e consumatori».

Il comunicato (pdf) è firmato dall’Istituto per le Politiche dell’Innovazione e l’obiettivo è ambizioso: creare un movimento di opinione per contrastare il Decreto del Ministro Bondi che disciplina il cosiddetto “Equo compenso“. Il decreto ha fatto parlare a lungo per il modo in cui introduce un costo che va a gravare sulla tecnologia commerciata sul territorio italiano, il tutto con un principio quantomeno opinabile: la tassa aggiuntiva serve infatti per compensare il mercato dei contenuti per i danni eventualmente comminati attraverso l’uso dei dispositivi indicati nel decreto. Telefonini, player multimediali, masterizzatori e quant’altro, il tutto per circa 100 milioni di euro l’anno.

«Si tratta di una questione che vale oltre 100 milioni di euro l’anno e, quindi, oltre 8 milioni di euro al mese, soldi che i cittadini, utenti e consumatori rischiano di ritrovarsi a pagare – in maniera assolutamente non trasparente – all’atto dell’acquisto di una moltitudine di prodotti di elettronica di consumo, in forza di un provvedimento amministrativo destinato ad essere dichiaro illegittimo. L’industria IT italiana, dal canto suo, è in una condizione di sostanziale stallo: gli ordini dei prodotti sono, ove possibile, sospesi in attesa di conoscere l’esito del procedimento – o almeno della sua fase cautelare – dinanzi al Tribunale amministrativo, la predisposizione dei nuovi listini dei prezzi viene ritardata così come, più in generale, quella dei piani di business e marketing per l’anno appena cominciato».

Una moratoria per l’equo compenso

La richiesta è diretta: «In tale contesto l’Istituto per le politiche dell’innovazione ha aperto alle firme una richiesta di moratoria indirizzata al Ministro Bondi affinché sospenda l’efficacia della nuova disciplina sino alla decisione dei giudici amministrativi». Una richiesta dettata dalla semplice logica, quindi: inutile caricare il mercato di un oneroso e pericoloso balzello, soprattutto in virtù del fatto che il balzello stesso è ancora al vaglio per l’accertamento della sua completa legittimità. Recita la richiesta (pdf) destinata al ministro Bondi: «In tale contesto siamo a richiederLe di valutare l’adozione di una moratoria dell’efficacia del Suo Decreto con contestuale prorogatio della disciplina previgente sino alla decisione dei giudici amministrativi. Si tratterebbe di una decisione che avrebbe il merito di sottrarre l’industria IT italiana e milioni di cittadini e consumatori ad enormi oneri e sacrifici in forza di un provvedimento suscettibile di essere in tutto o in parte dichiarato illegittimo e che non appare, per contro, idonea a produrre rilevanti conseguenze pregiudizievoli per gli interessi dell’industria audiovisiva che nel solo 2008, in forza della disciplina previgente, ha incassato oltre 60 milioni di euro».

La contestazione della SIAE su questo punto è giunta anzitempo: «È uno degli auspicati adeguamenti anche al mondo digitale di regole di garanzia a tutela del lavoro. In questo caso del lavoro creativo e dell’industria dei contenuti. Per di più l’industria tecnologica si è sviluppata in gran parte proprio grazie alla diffusione dei contenuti. Cosa sarebbe un iPod senza canzoni? La straordinaria disponibilità di contenuti in rete, genera valore per migliaia di operatori della connettività; perché creatori, editori, produttori dovrebbero esserne esclusi?». In ballo, insomma, v’è una redistribuzione degli introiti, qualcosa su cui la SIAE sembra voler mettere mano con tanto di appoggio da parte delle istituzioni, il tutto nel nome della difesa della proprietà intellettuale

La raccolta firme

La raccolta firme ha preso il via tramite Facebook: per mezzo dell’apposita pagina è possibile unire la propria firma a quella dei proponenti e portare così avanti la causa. Per chi fosse indeciso non resta che tornare sulle valutazioni partorite ai tempi della pubblicazione del decreto: su un piatto della bilancia vi sono gli interessi delle case di produzione, sull’altro v’è il computo che ogni singolo utente può fare sulla base della propria dotazione hardware personale. In mezzo vi sono tutte le conseguenze che il sovrapprezzo imposto dal Decreto implica per il mercato e per la vivacità degli acquisti sul territorio nazionale, un braccio di ferro che odora più di moneta che di difesa del diritto.

A quanto ammonta l’equo compenso?

Secondo quanto indicato nel testo del decreto (pdf), il compenso dovuto dai produttori allo Stato equivale a:

  • Supporti audio analogici: 0,23 euro per ogni ora di registrazione;
  • Supporti audio digitali (CD-R): 0,22 euro per ogni ora di registrazione;
  • Supporti digitali non dedicati (CD-R dati): 0,15 euro ogni 700MB;
  • Supporti audio digitali non dedicati riscrivibili (CD-RW): 0,15 euro ogni 700MB;
  • Supporti video analogici: 0,29 euro per ogni ora di registrazione;
  • Supporti video digitali dedicati (DVHS): 0,29 euro per ogni ora di registrazione;
  • Supporti digitali non dedicati (DVD di vario tipo): 0,41 euro ogni 4,7 GB;
  • Supporti digitali non dedicati riscrivibili (DVD dual layer, DVD-RW): 0,41 euro ogni 4,7 GB;
  • Supporti digitali Blu Ray: 0,41 euro ogni 25 GB (0,25 euro ogni 15 GB per gli HD-DVD)».

Ma non solo:

  • «Apparecchi idonei alla registrazione analogica o digitale, audio e video e masterizzatori di supporti: 5% del prezzo indicato dal soggetto obbligato alla documentazione fiscale; per i masterizzatori inseriti in apparecchi polifunzionali: 5% del prezzo commerciale di un apparecchio avente caratteristiche equivalenti» (medesimo obolo è richiesto ad apparecchi polifunzionali aventi funzioni ulteriori rispetto alla registrazione);
  • 0,05 euro/GB per le memorie trasferibili o removibili da 32MB a 5GB; 0,03 euro/GB per capacità maggiori di 5GB;
  • Per le chiavette USB il compenso è previsto in 0,10 euro/GB (da 256MB a 4GB) e 0,09 euro/GB per capacità superiori ai 4GB;
  • Per gli hard disk esterni il compenso previsto è di 0,02 euro/GB se al di sotto dei 400GB e 0,01 euro/GB se al di sopra dei 400 GB;
  • Per memorie o hard disk integrati in apparecchi multimediali portatili o dispositivi analoghi si va dai 3,22 euro per capacità fino a 1GB a 28,98 euro per capacità superiori a 250GB (con ulteriore sovrapprezzo a partire dal prossimo anno per quelli superiori ai 400GB);
  • Memorie o hard disk integrati in lettori portatili MP3: da 0,64 euro per capacità fino a 128 MB, a 9,66 euro per capacità oltre i 15GB con ulteriori sovrapprezzi per categorie di capacità superiore a partire dal prossimo anno;
  • Hard disk esterno multimediale con uscita audio/video per la riproduzione dei contenuti su apparecchi tv o hi-fi: da 4,51 euro per capacità fino a 80GB, a 12,88 euro per capacità superiori ai 250GB con ulteriori sovrapprezzi a partire dal secondo anno di vigenza delle disposizioni;
  • Hard disk esterno multimediale con entrata audio/video per la registrazione di contenuti e uscite per la riproduzione: da 3,22 euro per capacità fino a 1GB, fino a 29,98 euro per capacità superiori ai 250 GB;
  • Memorie o hard disk integrati in videoregistratori, tv o decoder di qualsiasi tipo (tale categoria sembra peraltro comprendere anche i decoder MySky): da 6,44 euro per capacità fino a 40GB, fino a 28,98 euro per capacità superiori ai 250GB.

Il decreto prevede inoltre 2,40 euro per ogni computer venduto con un masterizzatore incluso e 1,90 euro per ogni computer venduto privo di masterizzatore.

Sulla legittimità dell’operazione dovranno pronunciarsi i giudici. Sull’opportunità, invece, può esprimersi chiunque: perchè ogni singolo cittadino risulta direttamente chiamato in causa.

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