Nel continuo sforzo per non fare la fine dell’industria musicale, ora la maggior parte dei grandi studios cinematografici hanno aderito alla proposta fatta ben un anno fa dalla Sony Pictures per avere una base comune in fatto di DRM.
Il problema dei DRM (tra i tanti) è anche che non si tratta di un sistema unico, ma ogni negozio virtuale ha la sua tecnologia compatibile solo con determinati device o determinate tecnologie. La situazione così com’è chiaramente è un ulteriore freno per il mercato digitale legale, dunque, dato che è stato impossibile per le grandi aziende accordarsi su uno standard unico, Sony ha proposto una soluzione alternativa.
Il dispositivo di Digital Right Management proposto da Sony si chiama Open Market, e come illustrato dal gruppo, sarebbe una piattaforma intermedia comune a tutti, un software di terze parti in grado di mediare e “autenticare” ogni tipo di DRM registrato usato dalle diverse tecnologie registrate (gli studi e le compagnie che aderiscono registrano il proprio tipo di DRM o di device). Si tratterà in sostanza di un provider che filtrerà i noleggi e gli acquisti per uniformare tutti i diversi tipi di DRM.
Ad aderire al progetto ci sono tutti i più grandi studi di produzione tranne la Disney e tutti i principali negozi virtuali (da Wal Mart ad Amazon fino a CinemaNow) tranne iTunes. Dunque l’unica parte che eventualmente rimarrebbe fuori da una simile operazione sarebbe il comparto Apple/BuenaVista che con iTunes tiene saldamente in pugno il mercato ed evidentemente ritiene di avere solo da perderci da una simile operazione. Il modello Sony diventa così, implicitamente, un modo per contrastare proprio il monopolio Apple.