Quando le teorie sulla privacy affondano nel fondamentalismo, l’esagerazione è dietro l’angolo. Ok la tutela delle identità personali e la necessità di monitorare l’uso che si fa dei dati aggregati, però a volte si esagera nello sbandierare rischi ed allarmismi.
Però, una cosa va ammessa. Quando la moglie di uno dei fondatori di Google ha iniziato ad analizzare il DNA a domicilio, qualche sospetto è nato spontaneo. Quando poi Google ha iniziato ad ipotizzare Google Healt, un piccolo sussulto è scattato istintivo. Ora, quale reazione avete leggendo una delle condizioni del servizio:
Quando fornisci le tue informazioni attraverso Google Health, conferisci a Google il permesso per utilizare e distribuire i tuoi dati sia a Google Health che agli altri servizi di Google
Google non sarà forse “evil”, ma Google ha degli interessi. E gli interessi di una azienda raramente combaciano perfettamente con quelli della sua utenza. Per buone che siano le motivazioni di base.