I siti che permettevano di avere accesso gratuito alle partite di calcio di Serie A non sono più sotto sequestro: il blocco è sospeso ed i titolari (inizialmente denunciati) possono sorridere. Il caso non è però assolutamente chiuso perchè, se l’attuale stato dei fatti fosse confermato, pesanti ripercussioni sarebbero facilmente prevedibili per tutta la macchina economica che ruota attorno al pallone.
Calciolibero.com e Coolstreaming.it sono i due siti nell’occhio del ciclone. L’idea è semplice: dirottare l’utenza verso il segnale che trasmette le partite di Serie A in Cina, il tutto tramite la condivisione del segnale stesso sul web. Sky denunciò i gestori dei due siti, il magistrato impose la sospensione del servizio, ma oggi arriva quello che La Stampa definisce come uno «scacco a Sky»: siti nuovamente liberi, e se anche così non fosse stato altri servizi omologhi sono ormai diventati noti anche all’estero e per l’utenza sarebbe comunque stato semplice poter accedere allo streaming delle partite. La decisione viene così motivata: «il giudice ha ritenuto che la trasmissione delle partite di calcio non rientri nella tutela penale della legge sul diritto d’autore. Inoltre, i server in questione si trovano nel territorio cinese e non in quello italiano, perciò il danno è stato sì portato dai due siti italiani a Sky ma può essere perseguito solo in sede civile».
Su Calciolibero.com campeggia al momento la dicitura «In attesa di fare ulteriore chiarezza ringraziamo tutti coloro che ci sono stati vicino e ci hanno sostenuto. Grazie ancora». La Repubblica porta invece la discussione un passo oltre, evidenziando le preoccupazioni emerse nel mondo televisivo a seguito della sentenza: «il calcio non ha più valore, non si può più andare avanti così […] con questo via libera ci si troverebbe di fronte ad un avallo formale di un sistema gratuito di fruizione del calcio che non giustificherebbe alcun ulteriore investimento». Tale tesi è confermata anche dalle parole che La Stampa ha raccolto presso il responsabile Sky Tullio Camiglieri: «se la sentenza venisse confermata, i diritti della serie A varrebbero zero».
La convergenza tra Internet e TV inizia ad evidenziare le sue prime vere problematiche: l’entità sovranazionale della Rete non si adatta infatti alle necessità dell’ordine nazionale dei diritti televisivi ed in questa discrasia rischia di consumarsi il castello economico messo oggi in piedi attorno al mondo del calcio. E’ facile prevedere in tal senso un intervento sollecito sia da parte delle istituzioni che da parte della Lega Calcio, dunque la libertà vigilata a cui sono stati rimessi i due siti incriminati durerà presumibilmente poco. Al momento, però, lo streaming rimane una realtà e per il mondo della tv il problema si fa rilevante.