È curioso pensare come Facebook, nato proprio tra le aule di un’università e finito con il diventare il secondo sito più utilizzato al mondo (700 miliardi di minuti ogni mese, suddivisi in 500 milioni di utenti), sia ritenuto da alcuni il principale strumento di distrazione per gli studenti.
Per dimostrarlo, nelle prossime settimane gli alunni della Harrisburg University in Pennsylvania verranno privati per sette giorni dell’accesso a tutti social network, così da poter verificare e analizzare la loro reazione in un secondo momento attraverso questionari mirati.
L’idea è di Eric Darr, rettore dell’istituto, che ha però immediatamente preso le distanze da chi vorrebbe etichettare l’iniziativa in modo negativo:
Si tratta di una decisione collettiva. Consideriamo questo test come una sorta di “blackout innovativo”. Siamo una scuola fortemente orientata verso la tecnologia e speriamo che un giorno i nostri studenti possano creare qualcosa di simile, ma vogliamo anche fornire loro un punto di vista critico e obiettivo su questi strumenti e su come utilizzarli in modo responsabile.
Anche secondo il dottor Richard Beck, responsabile della facoltà di psicologia alla Abilene Christian University, il fenomeno merita di essere approfondito e studiato, soprattutto in relazione alla capacità delle matricole di rapportarsi con i nuovi compagni di corso:
In quella fascia d’età capita che le relazioni siano più forti su Facebook che in prima persona. Sarebbe interessante analizzare le differenze comportamentali e nel rendimento dei nuovi iscritti che stringono amicizie sul social network, magari spinti da passioni in comune, e di quelli che invece non lo fanno.