«Non si sentiva il bisogno di un intervento del Ministro degli Interni per incoraggiare i pirati a svolgere la loro attività che in un solo anno ha provocato alle industrie creative una perdita di 185.000 posti di lavoro. Solo in Italia – all’avanguardia nell’illegalità – i posti di lavoro perduti sono stati 22.400. Ciò che ancor più preoccupa è che alla provocazione del Ministro Maroni, che dichiara di scaricare gratis musica dalla rete, è seguito un assordante silenzio».
La dichiarazione è una sorta di atto dovuto, una risposta che era destinata a giungere. La provocazione del Ministro dell’Interno Roberto Maroni, infatti, era quasi caduta nel vuoto, sottolineata dai media ma priva di risultanze immediate. A distanza di pochi giorni una lettera aperta aveva preso piede per sostenere l’idea di Maroni e per chiedere anzi un intervento ancor più coraggioso e proattivo. Ora è il turno delle voci contrarie, un coro composto da sigle quali AFI, AGIS, AIE, ANES, ANICA, APT, FIMI, PMI e Univideo.
«Confindustria Cultura Italia, a nome delle imprese, degli autori, degli artisti e dei lavoratori della musica, del cinema, dell’audiovisivo, dell’editoria libraria e periodica specializzata, dei videogiochi, del videonoleggio, messi in profonda crisi dalla pirateria, ricorda che il peer-to-peer non è illecito di per sé, ma lo diventa se oggetto di condivisione sono opere protette dal diritto d’autore copiate illegalmente, e quindi altrettanto illegalmente condivise. Si rubano la creatività e tutto il tempo e il lavoro necessari alla realizzazione del primo originale, alla produzione, all’edizione, alla confezione, al lancio, alla commercializzazione, alla vendita. Si ruba ai punti vendita, all’ingrosso e alla grande distribuzione. Che sia fisica o digitale. Si ruba allo Stato, perché si evade il fisco e si calpesta il principio di legalità».
Roberto Maroni ha prima contestato i modelli di business che reggono oggi l’industria basata sul diritto d’autore e, pochi giorni più tardi, ha parlato ad un evento per i più giovani rinnovando un appello alla legalità. Ma questo voltafaccia solerte non è bastato e Confindustria Cultura Italia è così scesa in campo per chiedere al Ministro maggior serietà nell’approccio e meno “battute ad effetto”: «Oggi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha finalmente iniziato un importante lavoro di analisi e di approfondimento del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica. Confindustria Cultura Italia appoggia questo impegno e accanto ad essa si schierano FAPAV, FPM, AIDRO, che da anni lavorano sul campo per la formazione e il contrasto di tutte le forme di pirateria. Siamo convinti che per costruire una buona policy e progredire in una società civile non servono battute ad effetto, ma serietà, conoscenza e approfondimento su materie molto delicate per la vita materiale di tante persone».