Il Governo Ungherese vuole tassare Internet imponendo agli Internet Service Provider (ISP) una tassa di 50 centesimi di euro ogni gigabyte di traffico dati generato. Questa iniziativa governativa, se approvata, secondo i provider locali andrà a minare lo sviluppo della banda larga del Paese. Proprio per questo, i cittadini ungheresi sono scesi numerosi in piazza per manifestare contro la volontà di tassare internet, sottolineando anche come questo balzello incrementerà il peso fiscale e limiterà il diritto di libera espressione dei cittadini.
La tassa su internet è stata ipotizzata lo scorso 21 ottobre dal ministro dell’Economia Mihaly Varna che ha sottolineato come sia da intendere come una semplice estensione della tassa sulle chiamate e sui messaggi di testo annunciata nel 2011. Sebbene il Governo abbia chiarito che questa tassa sarà fatta pagare ai provider e non invece ai cittadini come prevedeva inizialmente il testo di legge, la protesta collettiva è andata comunque avanti. Le polemiche sulla tassa su internet si sono velocemente allargate anche al di fuori dei confini dell’Ungheria. Sull’argomento è infatti intervenuta anche Neelie Kroes, Commissario uscente dell’agenda Digitale, che ha bollato come “vergognosa” la volontà di tassare internet aggiungendo che così si incrementano solo i costi dell’accesso alla rete per i consumatori.
I urge you to join or support people outraged at #Hungary Internet tax plan who will protest 18h today #Budapest – http://t.co/lDtB2a6Jt8
— Neelie Kroes (@NeelieKroesEU) October 26, 2014
I molti manifestanti (circa 10 mila) che hanno dato voce alla protesta hanno illustrato i rischi per la perdita di diritti civili che questa tassa causerebbe ai cittadini ungheresi. Secondo, infatti, il loro portavoce, Balazs Gulyas, si tratterebbe dell’ennesimo tentativo del Governo di controllare di media indipendenti attraverso stratagemmi legali ed economici e che inoltre i cittadini non hanno nessuna intenzione di pagare una nuova tassa ad un Governo corrotto. Ad appoggio dell’iniziativa di protesta in piazza è stato aperto anche un gruppo su Facebook che conta già più di 200 mila iscritti.
Il primo ministro Orban si è infatti reso protagonista di alcuni episodi discutibili tra cui la sua dichiarazione, poco dopo la vittoria alle elezioni politiche, in cui affermò la volontà di seguire gli esempi di Russia e Turchia per sostituire la democrazia liberale con uno Stato illiberale. Nonostante questa svolta poco democratica, Orban ha cercato di mantenere i rapporti con l’Unione Europea per ottenere importanti finanziamenti. Tuttavia, per tenere il rapporto deficit pil sotto il 3%, Orban ha imposto alcune nuove tasse poco popolari che hanno colpito diversi settori tra cui quello energetico e proprio quello delle telecomunicazioni.
Il Governo sembra comunque intenzionato a portare avanti il progetto nonostante le proteste e le polemiche. Una recente proposta di emendamento alla legge annunciata proprio durante le manifestazioni di piazza prevederebbe un tetto massimo di circa 2,30 euro al mese che andrebbero a pagare solo gli ISP e non le famiglie.
Update (31/10/2014):
A seguito delle molte proteste, Viktor Orban ha deciso di annullare l’entrata in vigore della tassa su internet. Il Governo adesso avvierà una fase di consultazione nazionale per rielaborare la proposta di legge affinché si trovi una forma accettata da tutti.