Mentre in Italia si discute ancora animatamente sul futuro delle reti di seconda generazione in fibra ottica, le così dette Next generation Network, dall’Europa arriva una tirata d’orecchie proprio al nostro Paese sul tema della liberalizzazione del mercato delle Tlc. Per una volta siamo in buon compagnia, ma non è una cosa di cui gioire troppo. L’Unione Europea ci contesta la tardiva applicazione del pacchetto delle telecomunicazioni che prevedeva tra le altre cose la possibilità di migrare da un operatore (fisso o mobile) all’altro in un giorno e maggiore trasparenza sulle tariffe e offerte presentate ai clienti.
Queste norme, furono approvate nel “lontano” novembre 2009 e gli Stati appartenenti all’Unione Europea avevano tempo sino al 29 maggio 2011 per adeguarsi.
Così invece non è stato per 20 Paesi europei, tra cui l’Italia, e adesso tutti quanti avranno due mesi di tempo per rispondere al sollecito dell’Unione Europa. Chi rimarrà ancora indietro potrebbe venire obbligato ad adeguarsi alla nuove norme immediatamente. Nei casi estremi gli operatori potrebbero anche venire deferiti alla Corte di Giustizia.