Il Commissario per l’Agenda Digitale dell’Unione Europea, Neelie Kroes, ha annunciato un investimento di 50 milioni di euro in vari progetti di ricerca che dovranno portare la tecnologia 5G in tutti i paesi membri entro il 2020. L’obiettivo è realizzare infrastrutture per reti mobile che offrano un’efficienza maggiore, in termini di spettro e di consumi, rispetto alle reti 4G. Altri fondi verranno investiti dai principali operatori telefonici nazionali, creando dunque una partnership pubblica-privata.
Secondo le stime attuali, entro il 2020 il traffico mobile aumenterà di oltre il 33%, in seguito alla proliferazione dei dispositivi collegati ad Internet, non solo smartphone e tablet, ma anche macchine e sensori (la cosiddetta Internet delle cose), per cui sarà necessario sviluppare una tecnologia più efficiente rispetto al 4G. I progetti di ricerca finanziati promettono di portare la banda ultra larga nella vita degli europei.
METIS, 5GNOW, iJOIN, TROPIC, Mobile Cloud Networking, COMBO, MOTO e PHYLAWS sono alcuni dei progetti che consentiranno di realizzare l’architettura e le funzionalità necessarie per le reti 5G. Per il progetto METIS, l’Unione Europa investirà 16 milioni di euro sui 50 previsti. L’obiettivo è sviluppare soluzione tecniche per incrementare fino a 100 volte il numero di device connessi e la velocità dei collegamenti. Allo stesso tempo, dovranno essere ridotti di 10 volte i consumi e di 5 volte la latenza.
Le aziende private che contribuiranno economicamente al raggiungimento degli obiettivi prefissati sono gli operatori telefonici (British Telecom, Deutsche Telekom, France Telecom/Orange, Telecom Italia, Telefonica, Portugal Telecom), i produttori di infrastrutture (Alcatel-Lucent, Ericsson, Nokia Siemens Networks, Thales Communications), software house (SAP) e produttori di automobili (BMW).
La Kroes ha dichiarato che ci sono diverse sfide da superare prima di realizzare un “5G europeo“. L’ostacolo principale è rappresentato dalla frammentazione del mercato. Ogni paese ha differenti regole per l’assegnazione delle frequenze e, in alcuni casi, ciò provoca ritardi nell’attivazione dei servizi. Il primo passo sarà liberare 1.200 MHz per il broadband mobile. Essendo una risorsa limitata e costosa, questo spettro (e le infrastrutture di rete) dovranno essere condivisi tra gli operatori. Dovrà essere creato un unico mercato digitale per garantire una piena interoperabilità, senza nessun “giardino recintato”. Sicuramente ci saranno ostruzionismi da parte dei singoli governi, ma la realizzazione di una rete 5G è un’opportunità che l’Europa non può lasciarsi sfuggire.