Giuste e buone le istanze portate avanti da una serie di professionisti del videonoleggio in questo post. La critica è relativa ai dati riportati, provenienti da una fonte USA e riferiti ad un mercato diverso (per numeri e per caratteristiche) da quello italiano.
Un loro link porta al recente rapporto Univideo di tutto interesse in quanto fa luce (partendo dai dati e dalle considerazioni raccolte da Confindustria) sull’incidenza della pirateria sul videonoleggio in Italia.
Segue un significativo estratto dal rapporto:
In uno scenario ambientale reso sempre più difficile dalla concorrenza apportata dalle nuove forme d’intrattenimento domestico e dalla crescente diffusione del download illegale e della vendita di DVD contraffatti, la spesa delle famiglie italiane in prodotti Home Video ha accusato un calo nel corso del 2007 (pari al -3.7%).
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Il noleggio appare l’area d’affari più esposta alla pirateria, come testimonia il divario fra l’andamento del fatturato che ha caratterizzato il canale rispetto a quello del box office dei titoli usciti in Home Video lo scorso anno; tale dicotomia appare solo in parte spiegata dal prolungarsi della stagione calda e dal positivo sostegno che i titoli cinematografici italiani ? tendenzialmente meno noleggiati dei blockbuster ? hanno offerto agli incassi delle sale cinematografiche. I consumatori che mostrano maggiore propensione per il noleggio sono infatti quelli più giovani, adolescenti in primis, i più attratti, data la loro dimestichezza con le nuove tecnologie, all’uso di internet ed alle nuove forme di intrattenimento, oltrechè più attivi sul fronte del file sharing e del peer to peer. Inoltre, la fruizione di prodotti audiovisivi in questo canale appare meno legata, rispetto a quanto avviene per gli acquisti, al desiderio di collezionabilità e, pertanto, alla voglia di possedere una copia originale. Tali fattori hanno portato ad una forte contrazione degli atti di noleggio, acuita, in termini di fatturato, anche dalla contrazione dei prezzi medi, conseguente alle politiche attuate dai videonoleggiatori per stimolare la domanda.
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E’ peraltro da considerare come educare i consumatori alla qualità possa rivelarsi anche un deterrente allo scarico illegale di materiale audiovisivo, spesso di contenuto e qualità scadente, elemento molto importante per far sì che essi siano disposti a riconoscerle un premium price.
Quello che emerge dal rapporto, dunque, sembra dipingere una correlazione diretta tra aumento della pirateria e diminuzione del fatturato nel mercato del videonoleggio: mentre le vendite tirano ancora così come il resto del comparto, il videonoleggio sembra pagare invece pesantemente in Italia il radicarsi dell’abitudine al download.
Alla luce di tali dati appaiono dunque del tutto motivate le istanze di quanti contestano i dati Home Media Magazine perchè il quadro quivi delineato appare del tutto differente con accento particolare proprio nel mondo del videonoleggio.