Una nuova modalità di monitoraggio degli utenti è stata rivelata negli USA, dove su ordine del Dipartimento di Giustizia (DOJ) si sarebbe avviato un progetto di scansione delle linee telefoniche mobile utilizzando gli aerei. Gli stessi strumenti sui quali fino a pochi mesi fa non si poteva nemmeno telefonare, insomma, diventano ora strumenti per la ricezione dei segnali disponibili a terra, così da poter fornire scansioni continue della superficie terrestre alle autorità.
Il funzionamento è di per sé semplice: gli aerei vengono trasformati in torri per captare i dispositivi tramite apposite “dirtbox”: qualora un ID (identificativo del chiamante) sia associato ad un ricercato, l’aereo è in grado di raccogliere informazioni tali da consentire l’elaborazione precisa della posizione del dispositivo, con margine di errore pari a circa 3 metri. La precisione e la rapidità del sistema è pertanto elevatissima, abilitando così un reticolo estremamente efficace di raccolta dei dati.
Inevitabilmente la questione solleva però un polverone immediato: un meccanismo di questo tipo rientra in quel “tutto quel che si può fare” contro il malaffare, oppure oltrepassa il limite e torna a sfidare il comune senso della privacy? Sulla base di quanto trapelato in queste ore, le nuove versioni del sistema sarebbero addirittura in grado di raccogliere dati dal device (SMS o immagini), senza arrestarsi neppure di fronte a sistemi di crittografia di nuova generazione.
Se un sistema simile era finora celato ai più (il Wall Street Journal lo etichetta senza mezzi termini come “piano segreto”), cosa rassicura gli utenti sul fatto che l’opera di monitoraggio sia stata effettuata soltanto ai danni di malfattori, senza intaccare il privato di un comune cittadino? Il Dipartimento di Giustizia dovrà ai cittadini qualche spiegazione chiara ed immediata, perché il Datagate ha evidenziato un nuovo nervo scoperto e i cittadini USA (ma non solo) potrebbero ora affrontare la questione con molta meno tolleranza rispetto al recente passato.