Nel momento in cui gli USA hanno messo all’angolo il peer-to-peer, nelle stanze dei bottoni si sta discutendo la possibilità di affondare un ulteriore colpo legislativo contro la pirateria attuando una qualche misura di rinforzo all’attuale normativa sulla proprietà intellettuale. Il nuovo status giuridico del settore non dovrebbe solo guardare alla protezione nazionale dei diritti di copyright, ma dovrebbe badare soprattutto al rispetto dei diritti stessi da parte dei paesi esteri ove non vi sua adeguata attenzione al problema. Parlando di proprietà intellettuale, inoltre, il segretario del Dipartimento per il Commercio Carlos Gutierrez ha inteso comprendere in senso esteso il problema passando in rassegna ogni tipo di proprietà intellettuale (tanto la musica quanto il design, tanto i contenuti cinematografici quanto i libri di testo o il software).
Gli USA avrebbero già preparato una “lista nera” di paesi da tenere d’occhio e non è dunque da escludersi un qualche intervento proprio nei confronti degli stessi: Russia, India, Brasile e Cina i principali accusati, con una lista che si estende però ad ulteriori 36 paesi in qualche modo carenti dal punto di vista della battaglia alla pirateria.
La Cina è nel mirino soprattutto per quanto concernente il software: secondo Gutierrez ben il 90% del software usato nelle aziende cinesi sarebbe contraffatto ed il tutto comporterebbe un grave danno sia economico che in termini di occupazione per il paese americano (maggiore esportatore di software al mondo).
Sebbene una vera e propria strategia di intervento ancora non sia stata messa a punto, la direzione sembra segnata con una certa decisione. Si escludono al momento barriere doganali che potrebbero avere un pericoloso effetto boomerang per le attività economiche degli States e probabilmente verranno studiate soluzioni ad-hoc per ogni singolo paese coinvolto nella lista dei sospetti.
Il tutto prenderà forma tramite il cosiddetto “Office of the Coordinator for International Intellectual Property Enforcement” in una prevista estensione della STOP! (Strategy Targeting Organized Piracy Initiative), strategia messa a punto dall’amministrazione Bush fin dal 2004 ed oggi in via di definizione.