Anziché guardare alle tecnologie di guida autonoma come a sistemi da tenere strettamente sotto controllo per garantire la protezione di chi viaggia è ora di ribaltare la prospettiva: le self-driving car rappresentano un’opportunità concreta, costituiscono l’evoluzione dei veicoli tradizionali, il ponte verso un futuro della mobilità dove la sicurezza dei mezzi sarà affidata a sensori e algoritmi esenti da distrazioni, i cui tempi di reazione sono infinitamente ridotti rispetto a quelli dell’essere umano.
Per premere sul pedale dell’innovazione serve però innanzitutto l’appoggio del legislatore. È per questo motivo che Toyota e General Motors intervengono oggi in via ufficiale oggi presso la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, per chiedere la formulazione di norme meno restrittive: è giunta l’ora di iniziare a pensare alla guida autonoma come a una realtà destinata a integrarsi nella vita delle persone entro pochi anni e non più esclusivamente come a una tecnologia da mettere alla prova con test condotti in un contesto profondamente controllato.
I due automaker non usano giri di parole: impedire la diffusione delle self-driving car non solo costituisce un suicidio tecnologico, ma al tempo stesso impedisce l’adozione di sistemi in grado di evitare morti inutili. Occorre dunque agire, seppur in modo responsabile, favorendo un progresso finalizzato a rendere più intelligenti e sicuri i veicoli. Mike Abelson, Vice President of Global Strategy di General Motors, focalizza inoltre l’attenzione sull’esiguo numero di vetture che gli automaker possono attualmente testare.
Senza cambiare queste regole potrebbero passare anni prima che le promesse delle attuali tecnologie possano essere realizzate, aiutando a evitare migliaia di morti prevenibili. È un imperativo consentire ai produttori di testare questi veicoli senza limiti di numero.
Uno degli attuali limiti da eliminare è quello che richiede, per forza di cose, l’installazione a bordo di volante e pedali. Un obbligo che ha rallentato lo sviluppo delle vetture autonome di Google, ora portato avanti dalla divisione Waymo di Alphabet. Occorre poi uniformare le normative a livello dell’intero paese, evitando che siano i singoli stati a stabilire regole spesso discordanti fra loro. Emblematico quanto avvenuto di recente in California dove, per il mancato ottenimento di un permesso da 150 dollari, Uber ha deciso lo spostamento delle proprie self-driving car sulle strade dell’Arizona.