Mentre in Francia il P2P continua ad andare a gonfie vele, nonostante le severe misure governative, in USA si inizia a registrare un certo rallentamento. Secondo Russ Crupnick di NPD Group, per tutto il 2009 si è assistito ad un calo del 25% nel download illegale di musica tramite i sistemi di filesharing.
Le ragioni alla base di questo declino sembrano essere principalmente connesse a quattro fattori: collezioni immense, diffusione di virus e malware, rischio di essere denunciati e, non ultimo, successo della fruizione in streaming dei contenuti.
La prima ragione attribuisce la riduzione dell’uso del P2P a collezioni utente immense, pressoché complete. Gli user, quindi, sarebbero ormai soddisfatti dell’enorme numero di brani scaricati, sia legalmente che illegalmente, tanto da non aver più la necessità di effettuare ulteriori download.
In aggiunta a questa motivazione, pare che il P2P sia sempre più colpito da virus, malware e spam: fattori che, di certo, costituiscono un certo deterrente al download tramite questi sistemi. L’utente esperto è sicuramente preparato per affrontare questo tipo di attacchi, ma quello occasionale, ovvero la gran parte degli utilizzatori del filesharing, non possiede il know-how per passare indenne le aggressioni di questi software malevoli.
La decisione di rinunciare al P2P, inoltre, potrebbe anche derivare dalle numerose cause legali intentate dall’industria discografica nell’ultimo anno. La paura di dover affrontare la corte, con tutti i costi che ne conseguono, funge da deterrente al download illegale.
Infine, il successo di servizi di streaming, sia gratuiti che a pagamento, quali Spotify, Last.fm e Pandora, ha fornito una valida alternativa al filesharing. Gli user, infatti, possono accedere, in qualsiasi momento e in modo del tutto legale, ad un catalogo infinito di brani musicali.