90 milioni di adulti americani hanno un basso livello di alfabetizzazione, 53 milioni sono le persone portatrici di varie disabilità, 25 milioni le persone che non parlano l’inglese: questo il quadro da cui parte la ricerca di Darrel West (per conto di Benton Foundation e Rockefeller Institute of Government) denominata “Achieving E-Government for All: Highlights from a National Survey“.
L’indagine sorge per dimostrare come, tramite una maggiore attenzione all’accessibilità dei siti dedicato all’e-government, il servizio offerto potrebbe essere maggiormente utile. Un esempio su tutti è la difficoltà di comprensione dei contenuti di tali siti: se la difficoltà dei testi è all’11° grado dell’apposita scala di valori istituita, le capacità medie dell’utenza sono all’incirca all’8° grado, denotando così serie difficoltà di comprensione dei contenuti.
Inoltre West sottolinea come pochi siano i siti governativi dotati di struttura bilinguistica (appena il 13%) e serie siano le difficoltà tecniche di accesso per i portatori di disabilità (solo il 47% dei siti presi in esame nel corso degli ultimi 12 mesi avrebbe rispettato i canoni dettati dal W3C in tema di accessibilità).
Gli Stati Uniti sono il paese che nel mondo offre il maggior numero di servizi online interni alle strutture e-governement (nonostante molti di essi siano una semplice guida a servizi sviluppati completamente fuori dalla Rete) con un 45% che sminuisce ad esempio il 26% dell’area asiatica o addirittura il misero 5% europeo.
112 milioni di americani a tutt’oggi sarebbero ancora completamente esclusi dall’accesso alla Rete e molti tra le classi meno abbienti, pur disponendo di un accesso, non avrebbero la nozionistica necessaria allo sfruttamento di tale possibilità. La conclusione dell’inchiesta è l’inevitabile aumento del digital divide, fattore che stride con gli obiettivi e le ambizioni palesate dalle politiche di e-government intraprese.