Un’importante notizia giunge dagli Stati Uniti in materia di violazione di copyright mediante la pubblicazione di stralci di articoli protetti dal diritto d’autore. Dopo aver ricevuto una denuncia a causa della comparsa sul proprio forum di un estratto proveniente da un articolo pubblicato su di una rivista, infatti, il sito web Democratic Underground è riuscito ad ottenere la dismissione del caso, creando un importante precedente per eventuali future denunce.
La vicenda affonda le proprie radici in un’azione legale mossa nei confronti del portale da parte della società Rightheaven LLC, la quale ha agito su indicazione di Stephens Media Group, società detentrice dei diritti sull’articolo di cui è stata pubblicata una piccola parte (circa 5 frasi) accompagnata da un link al sito web della rivista di provenienza. In difesa di Democratic Underground sono scese in campo la Electronic Frontier Foundation e lo studio legale Fenwick & West, i quali hanno provveduto a rispedire le accuse al mittente chiedendo l’annullamento del caso.
A distanza di più di un anno dall’accaduto un giudice ha dunque espresso il proprio parere, ponendo fine ad un caso che rischiava di protrarsi a lungo: Rightheaven ha agito senza possedere alcun diritto sul materiale contestato, motivo per cui la denuncia non ha motivo d’essere ed è stata di fatto annullata. Nonostante le dichiarazioni da parte della società, la quale sostiene di aver ricevuto i diritti sul copyright dell’articolo prima di presentarsi in tribunale, secondo le autorità il tutto è stato compiuto in maniera indebita ed il portale Democratic Underground può uscire indenne da questa vicenda.
Il caso, del resto, è soltanto l’ennesimo di una lunga lista che coinvolge al stessa Rightheaven, la quale ha in numerose occasioni cercato la strada della denuncia per creare quello che i giudici hanno ritenuto essere un vero e proprio business: nella maggior parte delle occasioni le parti sono riuscite a trovare un accordo per evitare dissanguanti azioni legali, mentre nel caso in questione la società ha trovato un osso duro con il quale fare i conti ed ha dunque subito una prima importante sconfitta, la quale demarca ancora una volta i confini del “Fair Use”, dietro i quali i navigatori del web possono rifugiarsi per sfuggire ad eventuali nuove azioni legali.