Parallelamente a quello che sta accadendo in Italia nelle università, a causa delle continue proteste per la riforma Gelmini, in America gli atenei stanno attraversando un periodo piuttosto burrascoso per i numerosi attacchi della RIAA contro i campus accusati di essere “culle del file sharing”.
Per tale motivo, le università americane hanno deciso di attuare misure più drastiche per contrastare il fenomeno, penalizzando però l’intera comunità degli studenti universitari (come dire che di tutta l’erba non si può fare un unico fascio).
La Bowling Green State University dell’Ohio ha attuato delle regole che ricordano i dettami della “dotrina Sarkozy“: alla prima violazione lo studente viene bannato dalla Rete dell’ateneo per 24 ore; alla seconda l’accesso gli sarà negato per 2 settimane; alla terza violazione l’indisciplinato studente sharer sarà bannato fino alla fine del semestre corrente.
È una politica estrema quella adottata dal campus statunitense che deriva però dalle continue richieste della RIAA, ben 658 nell’ultimo anno, di sanzionare gli studenti che hanno violato il diritto d’autore mediante il peer to peer.
L’obiettivo dei vertici dell’ateneo è quello di non screditare il campus (che nel frattempo si è collocato al 55° posto nell’elenco degli atenei “pirata”) che negli USA viene inteso come un’azienda privata e non come una libera istituzione pubblica che dovrebbe garantire a tutti il diritto allo studio.