Gli Stati Uniti intendono rientrare con forza nel mercato delle materie prime necessarie per la produzione dei nuovi device dell’elettronica. Dopo aver abbandonato il campo negli anni scorsi per evitare gli eccessivi costi correlati, infatti, gli States si trovano ora nella situazione di dover rispondere nuovamente alla domanda interna al fine specifico di evitare una eccessiva acquisizione di materie prime dall’estero. Per questo motivo si torna dunque in miniera e si riaprono impianti che erano stati abbandonati ormai da circa un decennio.
La prima miniera che aprirà nuovamente i battenti sarà quella di Mountain Pass, il Colorado, ove la Molycorp ricomincerà gli scavi per portare in superficie quei minerali necessari alla produzione di chip, schermi, componenti e quant’altro necessario a sostenere la produzione dell’elettronica di consumo (batterie, cellulari ed altro ancora). Trattasi di minerali rari, ma distribuiti in tutto il mondo. Se la Cina ha oggi in mano circa il 97% del settore, il motivo è da ricercarsi nei costi di estrazione che dentro la Grande Muraglia vengono ridotti al minimo consentendo un prezzo finale altamente concorrenziale.
Questo spostamento della bilancia commerciale mette però nelle mani delle miniere orientali un forte potere contrattuale: gli USA, non potendo accettare di vedere i colossi dell’informatica USA dipendere dalle speculazioni delle miniere cinesi, hanno così voluto cercare una via alternativa riaprendo le miniere e tornando ad investire negli scavi sotto la superficie terrestre. Il prezzo di alcuni di questi materiali, del resto, è cresciuto del 700% circa soltanto in poche settimane, il che ben chiarisce quale sia il rischio per i produttori occidentali al cospetto del fornitore unico orientale.
Gli impianti saranno nuovamente a regime entro la fine del 2012. Entro questa data, quindi, gli Stati Uniti auspicano di liberarsi dal giogo cinese per poter adeguatamente rispondere ad una forte esplosione della domanda di queste materie prime. Secondo i dati a disposizione di Pc World, nel 2009 la Cina ha prodotto infatti 120 mila tonnellate di minerali rari; gli USA intendono arrivare a produrne almeno 20 mila prima di ipotizzare l’apertura di nuove miniere dedicate (coprendo così circa il 25% delle esportazioni cinesi). La Molycorp ha peraltro riaperto gli scavi con in tasca un contratto già firmato: la Hitachi parteciperà al progetto, garantendo così al Giappone libertà di import rispetto ai fornitori cinesi.
Dietro gli smartphone ed i tablet c’è pertanto uno scontro economico di alto profilo basato su materie prime a cui l’innovazione ha dato improvvisamente nuovo valore. Gli effetti collaterali di tali frizioni sono evidenti sul continente africano, ove i danni del Coltan sono noti da tempo, ma portano anche un paese come gli USA al ripristino della miniera come fonte di ricchezza e di potere commerciale.