Due associazioni statunitensi impegnate nella tutela dei diritti civili hanno intentato causa contro il governo degli Stati Uniti, accusato di utilizzare le informazioni fornite dai telefoni cellulari per tracciare i cittadini sul suolo nazionale in maniera spesso indiscriminata e oscura . Un’accusa particolarmente grave, che porta ancora una volta alla ribalta il delicato tema della tutela della privacy e della necessità da parte dei governi di monitorare, almeno in parte, le attività della popolazione per scongiurare attività illecite, magari legate al terrorismo.
La American Civil Liberties Union (ACLU) e la Electronic Frontier Foundation (EFF) hanno depositato una causa [pdf] contro il governo degli States presso una corte federale di Washington appellandosi al Freedom of Information Act, una legge che prevede la rivelazione, piena o parziale, delle informazioni secretate dal governo statunitense a distanza di un ragionevole lasso di tempo dalla loro acquisizione. Sulla base delle leggi vigenti, la ACLU aveva presentato una richiesta al Dipartimento di Giustizia richiedendo documenti, memorandum e linee guida sulle politiche utilizzate per tracciare i cittadini attraverso i loro telefoni cellulari. Stando alle informazioni fornite dalla associazione, i dati richiesti non sarebbero mai stati consegnati. La decisione di intentare causa costituisce, dunque, un passo in avanti da parte dell’associazione per i diritti civili, interessata a fare chiarezza nell’intricata e spinosa vicenda.
La ACLU e la EFF vogliono, inoltre, acquisire un maggior numero di dettagli sulle procedure seguite dal governo, in particolare sui metodi e i criteri utilizzati dalle agenzie di polizia e intelligence per richiedere alle compagnie telefoniche statunitensi il tracciamento dei cittadini oggetto di indagine. Secondo le due associazioni, infatti, tale pratica sarebbe ormai sfuggita di mano divenendo una vera e propria abitudine consolidata e non uno strumento estremo per monitorare i sospetti. In più di una occasione, infatti, i responsabili delle indagini avrebbero richiesto ai magistrati una autorizzazione per tracciare alcuni cittadini senza avere prove ragionevolmente convincenti. In altri casi ancora, gli incaricati di svolgere le indagini avrebbero autorizzato direttamente il tracciamento dei cellulari senza ricorrere prima al parere di un magistrato, così come previsto dalle attuali leggi degli Stati Uniti.
«Le informazioni ora di pubblico dominio suggeriscono che [il Dipartimento di Giustizia] possa essere coinvolto nel tracciamento non autorizzato e potenzialmente incostituzionale di alcuni individui attraverso i loro telefoni cellulari» scrivono le due associazioni nelle motivazioni depositate insieme alla causa legale. «Questa è una opportunità fondamentale per fare luce sulle tecniche potenzialmente incostituzionali utilizzate dal governo per la sorveglianza. Abbonarsi a un servizio di telefonia mobile non dovrebbe essere sinonimo di iscriversi a un servizio per essere spiati e tracciati dal governo» ha aggiunto Catherine Crump, uno dei legali di ACLU che si occuperà della causa contro il governo degli Stati Uniti.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, ricordando però in via ufficiosa attraverso uno dei suoi portavoce come le procedure di tracciamento siano sempre autorizzate dai magistrati. Spetterà ora alla corte federale di Washington valutare i rilievi presentati da ACLU ed EFF per decidere infine i destini della causa legale.