Trump ha dichiarato a luglio che alcuni fornitori statunitensi sarebbero stati autorizzati a vendere a Huawei sebbene il gruppo cinese rimanga nella black list del Dipartimento del Commercio statunitense. La Reuters riferisce che sono state presentate oltre 130 domande da aziende che vogliono fare affari con Huawei, ma non ne è stata approvata nessuna.
Huawei è ancora oggetto interessato nella guerra commerciale tra Usa e Cina, con Washington che è tornata alla carica la scorsa settimana con la dichiarazione di voler ottenere dalle tariffe doganali delle importazioni cinesi 550 miliardi di dollari, dopo che la Cina ha annunciato di aver imposto dazi per 75 miliardi di dollari su merci statunitensi. I segnali contrastanti di Trump durante il summit del G7 di questo fine settimana hanno creato tanta confusione, anche a Wall Street.
Quando entrambi i presidenti si sono incontrati al vertice del G20 di giugno, il presidente Trump aveva detto al leader cinese Xi Jinping di voler permettere ad alcune società americane di vendere a Huawei. Il segretario al commercio Wilbur Ross ha dichiarato che il dipartimento inizierà nuovamente ad accettare le richieste, imponendo alle aziende di dimostrare che la tecnologia che vendono a Huawei non costituirebbe un rischio per la sicurezza nazionale.
Ma uno dei motivi per cui non sono state ancora concesse licenze è perché il Dipartimento del Commercio non è chiaro sulle policy da rispettare: l’ex funzionario William Reinsch ha infatti detto alla Reuters che «nessuno nel ramo esecutivo sa cosa Trump vuole e tutti hanno paura di prendere una decisione senza saperlo».
Vale la pena ricordare che, oltre a fornire apparecchiature di telecomunicazione, Huawei è un cliente importante per molte aziende tecnologiche statunitensi, tra cui Qualcomm, Intel e Micron. Dei 70 miliardi di dollari in hardware acquistato dalla cinese l’anno scorso, 11 miliardi di dollari sono stati destinati a fornitori statunitensi.