Il passo tra rivoluzione e “inutility” è molto breve. Il sottile filo rosso che divide bontà ed inutilità di un progetto è costituito da fortuna, ingegno, capacità promozionale e appeal. Non sempre, dunque, le buone idee fanno il grande passo e spesso rimangono invece embrioni, esperimenti sospesi, avventure abbandonate a metà. Exit Reality ha qualcosa di tutto ciò: l’idea appare buona, l’approccio realizzativo è tanto difficile quanto incompleto, l’esperienza è ancora scarsa.
Exit Reality è un piccolo strumento software che aggiunge al browser una terza dimensione. In pratica è come se ogni sito web potesse essere trasformato idealmente in un’isola di Second Life: il luogo virtuale assume connotati reali, e la struttura bidimensionale della pagina web si trasforma in un ambiente nel quale immergersi, camminare, interagire. Ogni singola parte della pagina web (banner, componenti testuali, icone, link) viene smembrato, ma il suo ruolo semantico viene conservato all’interno di un pattern studiato per la tridimensionalità.
Non solo: se due utenti sono al tempo stesso nello stesso “luogo” (ovvero sullo stesso sito), potranno incontrarsi mediante i relativi avatar. La compresenza “fisica” è un messaggio forte che viene trasmesso e diventa così per la prima volta trasparente anche il comportamento altrui: è possibile infatti vedere su un sito internet cosa un’altra persona visita, usa, clicca. Tramite appositi comandi ci si può spostare davanti ad un grande monitor, oppure si può passeggiare verso la parte del sito dislocata dietro alcune transenne che ne limitano l’interfaccia. Per ogni sito web, inoltre, è possibile scegliere un contesto diverso così che un sito possa essere ricostruito in un ambiente rurale, in una città, in un ambiente chiuso oppure in un campo di football: trattasi di una vera e propria “skin” da applicare ai siti per modificarne a piacimento l’impatto visivo.
L’utilità dello strumento è tutta da verificare. La cosa certa è nella bontà dell’intuizione: la dimensione virtuale viene trasformata in dimensione reale, permettendo così navigazioni in gruppo, discussioni, incontri, il tutto in una dimensione virtuale aggiuntiva ed occupata dalla piattaforma Exit Reality. La difficile realizzazione tecnica è ciò che vincola però l’attuale appeal del servizio: gli spostamenti sono macchinosi, le ricomposizioni dei siti web appaiono improbabili, gli effetti grafici non ricostruiscono ambienti autenticamente realistici.
A dimostrazione della bontà dell’idea, Exit Reality può vantare fin da subito la collaborazione di social network quali MySpace, Facebook e Bebo, oltre a servizi quali YouTube e Flickr: la metafora dell’appartamento va a configurare lo spazio personale dell’utente ambientando in una realtà virtuale ad hoc ognuna delle esperienze. L’installazione di un piccolo plugin su Internet Explorer è ciò che apre alla navigazione tridimensionale.
L’obiettivo del gruppo è evidente: Second Life è un modello, ma in questo caso non viene costruito un mondo a parte, bensì viene esteso un mondo (quello della rete) già esistente ed in continua crescita. Fin da subito vengono incoraggiati i grandi brand a cogliere l’opportunità, creando metamondi nei quali i propri siti web verranno trasfigurati automaticamente dal plugin. Difficile capire fino a che punto il tutto possa però sfondare: «fortuna, ingegno, capacità promozionale e appeal» faranno la differenza.
Del resto è stata la stessa Second Life a prevedere la cosa: «Passeggiare e incontrare sconosciuti potrebbe essere un sistema molto vicino alla realtà per imparare e per muovere i primi passi e la simulazione di una realtà parallela permette inoltre di non essere mai soli. L’esperienza virtuale sarà inoltre parecchio migliorata nei prossimi anni, secondo l’opinione del CEO Gaia Online, nel momento in cui nuove soluzioni 3D solcheranno il web per proporre rappresentazioni sempre più simulate a partire dalla realtà, piuttosto che da approssimativi modelli di essa». Secondo il CEO Linden Lab Philip Rosedal entro 10 anni non si navigherà più sul web, ma lo si vivrà in tre dimensioni. In quest’ottica Second Life deve fare un passo verso il web, scansando nel contempo la concorrenza che potrebbe essere apportata da esperienze 3D quali la PlayStation Home di Sony o il progetto Lively di Google. Per Exit Reality, insomma, il mercato si apre già su una strada estremamente trafficata: sono in molti a credere che la “rete” sia una metafora destinata a decadere sotto le pressioni di un concetto sempre più tridimensionale ed immersivo dell’esperienza web.