Per la visualizzazione dell’ambiente virtuale e la sua fruizione immersiva, la missione V-ERAS finalizzata all’esplorazione del pianeta rosso, si basa sull’utilizzo del visore Oculus Rift (più precisamente della sua prima versione, ormai fuori commercio). Il rendering dell’ambiente è effettuato tramite il motore di Blender, che produce due diverse immagini stereoscopiche, ognuna corrispondente ad un occhio dell’utente.
Utilizzando poi una serie di sensori inclusi nel dispositivo indossabile, le rotazioni della testa possono essere facilmente riprodotte anche nello spazio 3D virtuale. Oculus Rift è stato utilizzato in quasi tutti gli esperimenti finora condotti dall’Italian Mars Society durante il progetto V-ERAS, consentendo l’esplorazione dell’ambiente marziano e della stazione spaziale che l’organizzazione punta a costruire in futuro all’interno del territorio europeo. Per tracciare i movimenti degli arti, invece, è stato impiegato il motion controller Kinect di Microsoft (pensato principalmente per i titoli videoludici del catalogo Xbox), sfruttandone la tecnologia in modo da consentire di interagire con una serie di oggetti virtuali nel corso dell’esperimento.
I principali problemi connessi all’utilizzo del visore riguardano la bassa risoluzione del display integrato (che sarà però incrementata nelle future versioni) e i ritardi di sincronizzazione tra la visualizzazione e i movimenti dell’utente. Entrambi i fattori appena descritti provocano come effetto collaterale un lieve senso di nausea che alcuni tester hanno avvertito e segnalato. Su questo gli sviluppatori di Oculus Rift stanno lavorando per i prossimi rilasci. La società, va ricordato, è stata acquisita lo scorso anno dal social network Facebook con un investimento pari a due miliardi di dollari.