51 milioni di euro all’ anno. A tanto ammonterebbe il danno procurato dai software illegali in Italia. Le copie senza licenza sarebbero infatti addirittura il 47%, dimezzando dunque gli introiti delle case produttrici. Per quanto riguarda il settore musicale la penetrazione di illegalità è pari al 27% (27 CD su 100 risultano essere masterizzati) ed il danno procurato raggiunge circa i 120 milioni di Euro.
I dati provengono dall’IFPI, associazione discografica mondiale che in Italia è rappresentata dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). Nella ricerca sono stati valutati i dati raccolti a livello mondiale, ed i maggiori problemi risultano presentarsi in paesi come Cina ed Indonesia, dove la pirateria raggiunge un giro d’affari pari al 90% del totale. L’industria discografica punta il dito sul basso costo dei CD vergini e sulle leggi poco incisive di vari paesi dell’America Latina e dell’area asiatica.
L’industria discografica italiana negli ultimi anni ha registrato crescita zero ed i posti di lavoro sono scesi del 30%. Il recente convegno nazionale sulla pirateria informatica svoltosi a Palermo in presenza di rappresentanti della Guardia di Finanza e delle confederazioni del settore ha evidenziato tali segni di sofferenza appalesati dalle statistiche e la proposta finale è stata quella di un tavolo comune di lavoro per combattere il fenomeno.