Il Vaticano, sotto la bandiera organizzativa di Vatican News, ha raggiunto quota 4 milioni di follower. La discussione sulla quantità sarebbe però fuorviante, puerile e di per sé sterile. 4 milioni sono infatti tanti rispetto a molte altre pagine, sono poche rispetto al quantitativo di fedeli al mondo, sono tante rispetto al tipo di informazione che possono divulgare, sono poche rispetto al bacino potenziale raggiungibile, sono tante rispetto ai pochi anni di esperienza della Santa Sede sul tema. Tante o poche, quindi, poco importa: quel che conta è il traguardo raggiunto, la strategia conseguita e le modalità comunicative intraprese. Perché di fatto il Vaticano rimane referente di una delle community più grandi ed eterogenee al mondo.
I social media di Vatican News sono oggi coordinati dalla Direzione Editoriale e dalla Direzione Teologico-Pastorale della Segreteria per la Comunicazione. «Ad un team della Segreteria per la Comunicazione in sinergia con la Segreteria di Stato», spiega la direzione stessa, «sono affidati gli account social del Papa: @Pontifex su Twitter (oltre 44 milioni di follower in 9 lingue) e @Franciscus su Instagram (oltre 5 milioni di follower sul canale unico multilingue)». 3 milioni di utenti su Facebook, oltre 600 mila su Twitter, 300 mila su YouTube, 125 mila su Instagram: linguaggi diversi per un medesimo messaggio, canali differenti per un medesimo obiettivo.
C’è una presenza non solo sui canali tradizionali, ma anche laddove uomini, donne, ragazzi e ragazze passano oggi molto tempo. Una presenza missionaria, di annuncio, perché per noi la Riforma è certamente usare la tecnologia, ma è anzitutto definire delle relazioni.
Con queste parole Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, ha voluto spiegare come e perché il Vaticano abbia voluto scommettere sui social, ove «le relazioni sono certamente differenti, ma non per questo finte». Un punto di vista maturo e proattivo, insomma, alla base di una strategia che vede al centro delle operazioni la focalizzazione dei canali e l’annullamento della precedente frammentazione degli account.
Continua Mons. Viganò:
Come operatori della comunicazione, secondo la logica della Chiesa in uscita, tutti siamo chiamati a stare in mezzo alla gente. Oggi questo vuol dire abitare le reti sociali e internet con convinzione e responsabilità. Quindi deve essere molto chiara la nostra prospettiva che esige di mettere al centro la persona, la relazione, la cultura dell’incontro e, solo in ultima battuta, la tecnologia