[…] il segnale per le aziende è chiaro: occorre parlare ai consumatori in modo diverso, abbinando contenuti razionali ad altri emozionali, declamando pregi in un prodotto, ma anche raccontando storie che richiamino i vissuti profondi. Rolf Jensen, studioso di nuove tendenze, ha stigmatizzato questa inversione di rotta da parte del marketing affermando che “il profitto sarà generato dai contenuti emotivi degli stessi prodotti. Le aziende diventeranno proprietarie di storie sui prodotti e sulle marche piuttosto che proprietarie di prodotti e saranno capaci di inserire i nuovi prodotti all’interno delle storie esistenti”. Secondo Jensen, nei priossimi 10 anni (il 2015 sembra essere una data che mette d’accordo tutti i futurologi!) ci potrebbero essere solo negli Stati Uniti 5000 aziende proprietarie di storie. Aziende che avranno saputo porre le emozioni al centro del loro modo di operare sul mercato
Francesco Gallucci, “Marketing emozionale“, pg. 14-15
E’ una forzatura pensare a queste “storie” come a piccoli post? E’ una forzatura pensare all’insieme di queste storie come ad un prodotto evoluto del “buzz marketing”?
Vedo un quadro simile come un sistema che non cerca un giudizio nei blogger, ma semplicemente una loro collaborazione: adotta il mio prodotto nella tua vita e parlane. Ti fornisco il materiale per scrivere la tua storia: semplicemente, scrivila. Il giudizio lo lasciamo a chi legge.
Se così fosse cadrebbe qualche dubbio etico e forse il processo sarebbe meglio oleato?