La salute è il nuovo Eldorado che due grandi nomi quali Microsoft e Google hanno identificato per gli anni a venire. Entrambi i gruppi stanno portando avanti progetti paralleli, ma nel momento in cui la tecnologia entra a contatto diretto con il corpo umano insorgono problematiche ed interrogativi ai quali la cultura attuale fatica a trovare risposte esaudienti. L’ultima provocazione giunge da Microsoft, la cui idea è quella di impiantare un chip RFID sottopelle per l’identificazione personale.
L’idea non è certo nuova e la cinematografia è stata la prima ad ipotizzare simile soluzione con scopi vari. Ora HealthVault, il nome controllato dal gruppo Microsoft, ne ha però ipotizzato il primo vero riscontro concreto sul mercato come opzione aggiuntiva per l’intero set di offerte che l’azienda si propone di approntare. Il nome della casa produttrice è già stato cooptato: VeriChip, un marchio VeriMed. Trattasi di un accordo pressoché fondamentale per quest’ultimo gruppo: vicina da tempo alla cessione, la VeriMed si trova invece ora un forte partner commerciale per portare avanti la propria proposta all’interno dell’ecosistema HealthVault, avente ombelico a Redmond.
L’idea in lavorazione è quella di un chip sottopelle con cui un sistema elettronico sia in grado di identificare univocamente il paziente. Così facendo medici, strumenti e strutture affiliate sono in grado di riconoscere automaticamente la persona, ricercarne la storiografia medica ed offrire in pochi istanti un quadro completo dello stato di salute del paziente. La “privacy” è forzata con giusta causa: l’identità è resa trasparente per restituire un servizio all’altezza, senza ostacoli e con rapidità. Una volta riconosciuta l’identità, il sistema HealthVault prevede kit per il monitoraggio dello stato di salute e permette così di intromettere un filtro Microsoft tra paziente e medico, tra utente e struttura ricettiva.
Il chip sottopelle funziona secondo i principi canonici degli RFID e contiene informazioni codificate che restituiscono semplicemente l’identificativo univoco del paziente. L’utilità è promossa in modo particolare per i casi di urgenza (incidenti, catastrofi), nei quali l’identificazione della persona può rendersi difficoltosa e la storiografia dei precedenti può invece così essere riconosciuta con rapidità dal sistema.
Il problema della privacy sarà inevitabilmente il più grande ostacolo al futuro del progetto. Difficilmente si potrà trovare una massa critica di utenti disposti ad impiantarsi il chip (scelta radicale ed impegnativa) e più probabilmente il sistema HealthVault dovrà perseguire i propri obiettivi seguendo vie meno invasive. Questo, almeno, stando all’attuale considerazione del concetto di privacy. Concetto che, la storia insegna, sta cambiando a poco a poco trasformando la segretezza in un bene che i singoli hanno la possibilità di contrattare in cambio di servizi di varia natura.