La divisione Verily di Alphabet (ex Life Sciences) specializzata in ricerca medica ha già da tempo dichiarato di voler combattere il cancro sfruttando le potenzialità del deep learning e dell’intelligenza artificiale. Un obiettivo condiviso da Freenome, startup che di recente ha ottenuto finanziamenti per un totale pari a 65 milioni di dollari.
La sua attività si concentra sull’identificazione di segnali biologici legati all’insorgere di un tumore attraverso l’analisi del DNA contenuto nel sangue. Un’indagine condotta facendo leva su un sistema di machine learning, con lo scopo di ridurre sensibilmente le tempistiche necessarie per formulare una diagnosi e di conseguenza trovare la terapia migliore per il paziente. Non è dato a sapere se il gruppo di Mountain View abbia contribuito all’investimento né in quale misura. È invece certo che le due realtà abbiano instaurato una sorta di partnership: con un comunicato, Verily fa sapere di aver messo a disposizione dei 40 membri di Freenome uno spazio dove operare all’interno del proprio campus, favorendo così la collaborazione reciproca.
Stiamo fornendo uno spazio per gli uffici di Freenome, così da favorire la collaborazione tra le due aziende.
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Con le seguenti parole Gabriel Otte, CEO di Freenome, ha descritto l’attività del gruppo in un’intervista rilasciata a Fast Company all’inizio dello scorso anno, focalizzando l’attenzione sul fatto che la tecnologia messa a punto dalla startup è pensata per individuare il prima possibile le forme tumorali più aggressive e pericolose.
Per dirla in termini generali, cerchiamo di individuare un cancro laddove scoprirne i segnali con le giuste tempistiche può fare la differenza tra la vita e la morte.
La lotta al cancro è condivisa da diversi big del mondo tecnologico: l’approccio messo in campo da Microsoft paragona la malattia a un bug che necessita di una patch correttiva, mentre la Harvard Medical School intravede nell’intelligenza artificiale la giusta strada da percorrere. Sean Parker, fondatore di Napster e pedina fondamentale per la nascita di Facebook, punta invece tutto sull’immunoterapia.