Anche negli Stati Uniti starebbe per stringersi lentamente la morsa sui pirati. Dopo la “3 strike” francese ed altre iniziative omologhe, negli Stati Uniti potrebbe presto partire un test che vede Verizon collaborare con la RIAA per avvertire i pirati del fatto che le loro attività di upload illegale sono monitorate, registrate ed identificate. Senza tuttavia, almeno al momento, alcuna conseguenza successiva.
La notizia è stata diramata da CNet citando una fonte anonima vicina alle parti in causa. Il programma sarebbe quindi stato portato avanti in segreto, nel tentativo di non creare polverone attorno alla vicenda: le lettere stanno per arrivare agli utenti in queste ore, notificando l’avvenuto illecito e chiedendo l’immediata cancellazione del contenuto distribuito (nota questa per certi versi ambigua visto che se la colpa è nell’upload, non è però detto che il file in possesso sia irregolare: la richiesta potrebbe pertanto essere relativa ad una rimozione dagli elenchi dei file condivisi via P2P). La lettera non contiene però minaccia alcuna: non si parla di interruzione di servizio, né di un processo graduale verso la disconnessione.
Verizon è storicamente il provider che più di ogni altro ha resistito in passato alle pressioni delle associazioni a tutela del copyright in Rete. Oggi però qualcosa sembra cambiato, con le parti più vicine ed aperte ad una collaborazione. Un portavoce dell’ISP avrebbe spiegato a CNet: «Riconosciamo l’importanza del copyright ed abbiamo la necessità di rinforzarlo; senza questo rafforzamento, la proprietà intellettuale non può essere generata del tutto. Al tempo stesso è importante che ai nostri utenti venga assicurato il loro diritto alla privacy». Jonathan Lamy, portavoce RIAA, ha invece confermato la bontà dei rumor senza tuttavia offrire ulteriori dettagli sull’iniziativa.
Il caso Verizon non sarebbe peraltro isolato (AT&T e Comcast i primi possibili partner già a partire da inizio anno). La RIAA, quindi, avrebbe intrapreso il proprio nuovo approccio “soft” alla battaglia alla pirateria sfruttando la collaborazione dei provider ed inviando agli utenti una semplice comunicazione che sottolinea la violazione ed annulla la sensazione per cui tutto possa passare inosservato. Il test potrebbe voler valutare l’attitudine ad interrompere l’attività di file sharing in seguito ad una segnalazione dall’alto. Difficilmente trattasi però di un passo isolato, ed è più semplice pensare ad una escalation di avvisi volta a rafforzare il controllo e la pressione sui canali P2P. L’idea dell’ACTA, qualunque ne sia la forma d’espressione stabilita, sembra essere quindi la direzione ultima intrapresa.