«Crediamo che al lancio Vevo avrà già più traffico di qualsiasi altro sito musicale statunitense e mondiale […] inoltre si tratterà dell’utenza più desiderata in assoluto dai pubblicitari che si occupano di nuovi media»: così nell’Aprile scorso si esprimeva Doug Morris, numero uno della Universal, illustrando le qualità del nuovo progetto. Oggi, sebbene Vevo ancora non abbia visto la luce, mantiene inalterato il carico di potenziale tanto che nuovi investitori hanno scommesso il proprio capitale. E trattasi, in questo caso, di petroldollari mediorientali.
A conferma del fatto che la musica non ha confini, infatti, Vevo ha messo in cassa una non meglio precisata somma proveniente dalla Abu Dhabi Media Company. Il gruppo è stato creato ad Abu Dhabi con lo scopo di sviluppare e raccogliere la crescente domanda di streaming: l’idea nata sotto l’elgida di Universal Music, Sony e Google, pertanto, rappresenta una ghiotta occasione per salire su un carro dato per vincente, unendo così gli interessi occidentali e mediorientali nel nome del business. L’entrata della ADMC nella joint venture avviene mediante una transazione che vede Universal e Sony cedere una parte della propria quota con una proiezione finale sul valore del progetto pari a circa 300 milioni di dollari.
Google gestirà la piattaforma. Universal e Sony gestiranno i contenuti. Abu Dhabi Media Company avrà in questa joint ventures un ruolo marginale, ma cercherà di capitalizzare i contatti maturati portando nel calderone nuova utenza e nuovo materiale. L’idea di fondo è chiaramente espressa da Ricky Ghai, Executive Director per i media digitali nella ADMC, secondo cui Vevo rappresenta in tutto e per tutto l’evoluzione musicale del modello Hulu. Alla luce della forte appetibilità degli streaming come veicolo di grande rilievo per l’advertising, il progetto conta pertanto di rendere esplosivo fin da subito il lancio del servizio per poter contare in seguito sui ricavati che potrebbe, e dovrebbe, veicolare ai gruppi interessati. Il mercato del video advertising è oggi pari al 3% del totale, ma già entro il 2013 potrebbe raggiungere l’11%. Google è in prima fila in questa volata con strumenti come AdWords e YouTube pronti a monetizzare le opportunità emergenti, ma Vevo rappresenta un caso a sé stante che dovrebbe peraltro sancire una pace interessata tra uno dei maggiori detentori di copyright ed il numero uno dei mezzi di distribuzione online.
Rio Caraeff, CEO Vevo, plaude all’entrata del partner di Abu Dhabi apprezzandone il ruolo e le capacità. Il servizio rimane tuttavia celato ad oggi dietro una homepage riportante il significato del nome, il logo del gruppo e poco altro. Utilizzando un apposito canale su Twitter il gruppo sta cercando di preparare il giusto clima per il lancio, ma al momento ancora non vi sono date ufficiali.