Il provvedimento temporaneo approvato tempo fa negli Stati Uniti, ma caldamente osteggiato da parte degli stati facenti parte della federazione, è ora a tutti gli effetti legge permanente: via le tasse dalla navigazione su Internet, in virtù del democratico diritto di accedere al mezzo da parte di tutti i cittadini.
Gli stati ostili a tale provvedimento mettono ora sul tavolo della contrattazione la grave perdita economica conseguente al mancato prelievo conseguente. Il solo Texas si stima avrà una perdita quantificabile in 45 milioni di dollari, con un conseguente prelievo alternativo che riporti il bilancio sui suoi valori normali. La protesta è però fugata direttamente all’interno del provvedimento: “no impact on the federal budget”, il provvedimento non sfiora le casse della federazione, pur andando a pesare per 80/120 milioni di dollari sui 10 paesi che a tutt’oggi facevano gravare un prelievo fiscale sulla navigazione.
Secondo Neal Osten, portavoce del National Congress of State Legislatures, la conversione del provvedimento temporaneo si è resa necessaria in previsione dei disordini che potrebbe portare negli anni a venire un regolamento nato nel 1998, quando nuovi mercati quali telefonia mobile e banda larga ancora erano in fasce.
La nuova regolamentazione, denominata Internet Tax Nondiscrimination Act parla chiaro: nessun tipo di accesso (sia dial-up che di tipo DSL) alla Rete può essere in alcun modo tassato. Dunque nemmeno i propositi di investimento nell’innovazione avanzati da stati quali lo Utah avranno valore di fronte ad una legge che più di una regola appare un principio: il diritto paritario all’accesso ai mezzi di comunicazione.